Il caso Intecs L’Aquila su Carta Bianca




“Io ho 58 anni, sono stata cacciata dopo 32 anni di servizio, mi dica lei che prospettive ho”.
“Io ho lavorato in Cina per mesi, poi in Grecia a cablare le reti Vodafone e qui non siamo più utili. Io ci tengo a rimanere su questo territorio, non mi va di fuggire”.
“Dopo il terremoto abbiamo scelto di restare qui per il lavoro”.
“Per una vita ho fatto il project manager, ho mandato cento curricula in giro. Non mi hanno nemmeno risposto. Chi assume uno a 62 anni?”
Nella puntata del 31 gennaio le testimonianze sono servite a mettere sotto i riflettori nazionali un sistema che “inspiegabilmente non ha funzionato e che ha lasciato senza occupazione, ormai da più di un mese, numerose professionalità ad altissima specializzazione”.
E’ la giornalista Cinzia Torriglia l’inviata all’Aquila che racconta lo smantellamento della sede a L’Aquila.
Intanto il camper targato Intecs è ancora lì, su via Amiternum, sotto gli occhi dei passanti e dei politici. Sono passati venti giorni dall’inizio del presidio permanente. Da un lato, nelle stanze di palazzo Silone, c’è l’assessorato alle crisi e alle attività produttive, dall’altro, fuori, i sessanta ricercatori licenziati dell’ex polo elettronico.
Determinazione contro parole e soluzioni non ancora concrete.
C’è uno spiraglio di luce alimentato da un possibile ricollocamento: “Si tratta di un percorso individuato da istituzioni e rappresentanze sindacali all’interno degli sviluppi sperimentazione 5G e settore spazio. Chiediamo la finalizzazione di un percorso già individuato nel 2016 quando si è cominciato a parlare di ricollocamento di figure professionali nel caso in cui nuove aziende arrivassero sul territorio. Le parole vanno messe nero su bianco, basta promesse!”- avevano ribadito ai microfoni del Capoluogo.