Regione, Di Matteo lascia il Pd

3 febbraio 2018 | 11:18
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Regione, Di Matteo lascia il Pd

Con una lettera al capogruppo Pd al Consiglio regionale, Sandro Mariani, Donato Di Matteo – assessore ai  Lavori Pubblici riferiti ai territori comunali, Urbanistica, Parchi, Riserve e Montagna, Abruzzesici (abruzzesi residenti all’estero), Emigranti e Tradizioni Locali e ai Progetti Speciali Territoriali – ha annunciato l’uscita dal gruppo del Pd e l’approdo in quello di Regione Facile.

Le motivazioni della scelta di Di Matteo: «Partito mutato geneticamente in organizzazione leaderistica personale».

«Un momento di grande sofferenza», così Donato Di Matteo definisce la rottura ufficiale con il Partito Democratico: «Ho segnalato più volte una sorta di mutazione genetica all’interno del Partito e del Gruppo, un’assenza di condivisione e di collegialità delle scelte politiche, una condizione per cui la discussione è considerata un inciampo e non un arricchimento. Tutto ciò ha tramutato, a vari livelli, il partito in un’organizzazione leaderistica personale in cui il potere di vita e di morte appartiene al capo ed è assoluto».

Le sollecitazioni ignorate: sanità, aree interne e agricoltura.

Tra le tante sollecitazioni che non hanno trovato risposta, Di Matteo cita la sanità, la politica per le zone interne e l’agricoltura. Nello specifico della sanità l’assessore sottolinea: «Ho chiesto una riaffermazione della fisionomia pubblica del sistema regionale, una decisa implementazione della prevenzione, una necessità di rilettura degli atti di programmazione adottati, con riferimento alle esigenze di riequilibrio tra territorio e ospedalità, alla necessità di garantire adeguati livelli di assistenza alle aree interne e montane della Regione, alla ineludibilità della scelta riguardante i Dea di I livello, al fine di salvaguardare le eccellenze regionali e, al contempo, ridurre le liste d’attesa e la mobilità passiva della nostra Regione. Più in generale ho segnalato il pericolo di un progressivo e profondo distacco tra le politiche regionali e la comunità dei cittadini abruzzesi che si è manifestato, peraltro, a più riprese nelle ultime tornate elettorali amministrative e nell’esito disastroso del referendum sulla riforma costituzionale. Non c’è stata alcuna riflessione autocritica su questi risultati, né sulla conseguente uscita dal Gruppo e dal Partito di consiglieri, amministratori e militanti verso nuove formazioni politiche».

Il nodo delle candidature: «È mancata la discussione all’interno del gruppo».

Una’altra vicenda che ha incrinato ulteriormente i rapporti è stata quella legata alle candidature per le politiche del 4 marzo, per le quali evidentemente la linea D’Alfonso è apparsa eccessivamente ingombrante: «A tutto ciò – scrive infatti Di Matteo – si è andata ad aggiungere la vicenda della formazione delle liste per le prossime elezioni politiche, che ha visto candidarsi la metà del gruppo regionale senza una preventiva discussione in merito all’interno del gruppo stesso. Siamo stati chiamati una sola volta a discuterne in una riunione di partito, e in quell’occasione, com’è noto, ho manifestato il mio pensiero, le mie considerazioni, le mie perplessità liberamente, con la tranquillità e l’oggettività di chi aveva già deciso di non concorrere ad alcuna candidatura. Non ho avuto risposta, né in quella sede, né in altre, non essendoci più stati, ovviamente, altri momenti di confronto, per cui le decisioni sono state assunte in altri luoghi, in altre stanze, da un ristretto gruppo di persone: un cerchio magico ossequioso e arrogante. Peraltro senza considerare che queste decisioni porteranno, all’indomani del 4 marzo, inevitabilmente ad una accelerazione dei percorsi politico-amministrativi regionali di cui non si è tenuto doveroso conto. A tutto ciò devo aggiungere la mia personale delusione anche in merito alla progressiva perdita dei rapporti umani, condizione indispensabile, nella mia visione delle cose nella condivisione di un progetto politico, nella partecipazione ad una comune battaglia ideale. Le occasioni di confronto tra di noi sono andate via via diradandosi fino a scomparire del tutto».

Il passaggio a Regione Facile.

«Per mantenere fede all’impegno assunto nella competizione elettorale e con il profondo rispetto che ho sempre avuto verso i miei elettori, – conclude l’assessore Di Matteo – ho deciso di aderire, per il momento, al gruppo di Regione Facile, componente civica della coalizione di centrosinistra costituitasi nel 2014, in attesa e nella speranza di poter ricostruire un partito di centrosinistra degno di questo nome».

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