Acqua Gran Sasso, sistema captazione insicuro



«Mettere in sicurezza la nostra acqua, difendere i Laboratori del Gran Sasso e salvaguardare il vettore importante rappresentato dall’autostrada e la galleria», questi gli obiettivi principali del Tavolo tecnico regionale presieduto dal vicepresidente Giovanni Lolli, per i quali è stato redatto un corposo documento che andrà al vaglio del Governo per il finanziamento e la suddivisione dei costi tra gli enti interessati.
Acqua del Gran Sasso, Lolli: «Il sistema di captazione non è sicuro, ma non ci sono mai stati tanti controlli come in questo periodo».
Non nasconde il problema il vicepresidente Lolli, definendo il sistema di captazione delle acque del Gran Sasso «non sicuro» e «a rischio potenziale». Le ragioni, nel sistema nato in origine per la raccolta delle acque per permettere alla galleria autostradale di procedere. Come spiegato dallo stesso Lolli, poi sono stati inseriti dispositivi di drenaggio in pvc per far confliure l’acqua nella condotta più grande che passa sotto l’autostrada e i Laboratori. Oltre alle questioni tecniche che rendono potenzialmente insicuro il sistema, Lolli ha illustrato le norme sopraggiunte (dalla legge 152 alla direttiva Seveso) per cui è indispensabile modificare sostanzialmente il sistema. Da qui il lavoro del Tavolo tecnico composto dalle strutture regionali, le prefetture di L’Aquila e Teramo, le due Asl, i due gestori degli acquedotti, l’Ersi, l’ente Parco, l’Arta, le province, il Comune Isola del Gran Sasso, i Laboratori e Autostrade, unico ente privato e per questo “accompagnato” dal Ministero dei Trasporti. Il problema c’è quindi, ma l’acqua è tenuta sotto stretto controllo: «Negli ultimi mesi sono stati effettuati 4700 controlli, a fronte dei 700 dell’anno precedente» ha spiegato il vicepresidente.
I risultati del Tavolo tecnico e l’indicazione dell’emergenza nazionale da parte del Sottosegretariato del distretto Centro Appennino.
Il vicepresidente Lolli ha poi illustrato il lavoro svolto dal Tavolo tecnico, rivendicando i risultati raggiunti: «Anche oltre le leggi vigenti, abbiamo avviato un protocollo con i Laboratori e Autostrade, per vincolarli a procedure più intense; quando, per esempio, Autostrade ha dovuto riverniciare la segnaletica, abbiamo preteso modifiche importanti e controlli specifici. Abbiamo ottenuto il blocco dell’esperimento Sox, nel frattempo annullato per altre questioni. Abbiamo inoltre chiesto uno studio, commissionato al professor Roberto Guercio, e una delegazione del Tavolo ha incontrato il Sottosegretariato del distretto Centro Appennino che ha indicato questa come emergenza nazionale. Ospitiamo con piacere Laboratori e autostrade, che però non sono solo di nostro interesse, evidentemente.

La proposta del Tavolo tecnico: intervenire sull’attuale sistema per risolvere il problema alla radice.
Due le ipotesi sul tavolo, una – subito scartata – di nuove perforazioni fino a 200 metri dall’autostrada: «Siamo in pieno Parco e comunque il professor Guercio ci ha spiegato che la montagna è già stata gravemente alterata dalla galleria e nuove perforazioni sarebbero da evitare». Quindi la strada individuata dal Tavolo: «Nell’attuale sistema sostituire tutti i dispositivi di drenaggio attivi in pvc con elementi flessibili in inox, che porteranno l’acqua in una condotta più grande, sempre in inox, “sospesa” all’interno della condotta esistente. Il manto autostradale sarà impermeabilizzato, non con una semplice guaina, ma con nuove tecnologie. Anche i Laboratori dovranno essere impermeabilizzati». Individuato anche un nuovo sistema di potabilizzazione: «Ci vorrà del tempo e durante i lavori l’acqua potrebbe intorbidirsi; purtroppo non abbiamo alternative, non possiamo prendere acqua altrove; per questo abbiamo individuato un nuovo sistema di potabilizzazione con moderne tecnologie che non solo interverrà durante il periodo dei lavori, ma verrà lasciato attivo anche in seguito».
Laboratori: i sistemi di sicurezza esterni e gli esperimenti fuori dalla direttiva Seveso.
Per quanto riguarda i sistemi di sicurezza esterni, Lolli ha spiegato che la Prefettura di L’Aquila, in collegamento con quella teramana, i Vigili del fuoco e la Protezione civile, stanno aggiornando il piano di sicurezza esterno che era carente. Per quanto riguarda i due esperimenti che risultano fuori dalla direttiva Seveso (Borexino e Lvd), «l’Istituto superiore di Sanità e i Laboratori hanno deciso che vanno a completamento e non verranno rinnovati. Qualunque altro esperimento futuro dovrà rientrare nella direttiva Seveso».
I costi degli interventi, Lolli: «Non possono pagare gli abruzzesi attraverso le bollette dell’acqua e ulteriori rincari».
Per quanto riguarda i costi degli interventi previsti dal Tavolo tecnico, Lolli ha chiarito che essendo questione nazionale, gli stessi dovranno essere ripartiti tra gli enti coinvolti e il Governo nazionale: «Il progetto non può essere a carico degli abruzzesi, magari con aumenti delle tariffe dell’acqua e delle autostrade. Attraverso il rapporto con l’Autorità di Bacino individueremo insieme i flussi finanziari».
In conclusione, Lolli ha ricordato i ritardi che hanno segnato la vicenda e invitato gli enti coinvolti, le associazioni e i cittadini alla collaborazione: «Stiamo recuperando un ritardo accumulato negli anni dai Governi di tutti i colori politici, la questione è stata per anni nascosta come polvere sotto il tappeto. Dalla settimana prossima, dopo le dovute valutazioni sul documento, saremo a disposizione attraverso pubbliche assemblee per illustrare i dettagli del progetto, anche per ricevere altre idee. Ma se qualche scellerato pensa che si possano chiudere autostrade e laboratori sappia che non è che in questo modo salviamo la nostra acqua. Servirebbe una bonifica mastodontica che non so chi potrebbe effettuare. Noi abbiamo cercato di proporre una soluzione che salvaguardi in primis la nostra acqua e anche tutte le parti in coinvolte».