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Carnevale al Castello con maschere e pupazze

10 febbraio 2018 | 15:34
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Carnevale al Castello con maschere e pupazze
Carnevale al Castello con maschere e pupazze
Carnevale al Castello con maschere e pupazze
Carnevale al Castello con maschere e pupazze
Carnevale al Castello con maschere e pupazze

 Carnevale al Castello, la Dante festeggia con maschere e pupazze

”Il colore dei Sogni” è la parata di Carnevale al Parco del Castello all’Aquila, frutto del laboratorio ”Officina di ideazione e costruzione delle  tradizionali Pupazze abruzzesi”, che il Teatro Stabile d’Abruzzo ha organizzato nei mesi scorsi con la scuola media ”Dante Alighieri” e l’associazione Libera Pupazzeria di Massimo Piunti eSilvia Di Gregorio.

CARNEVALE

Sarà una festa dai mille colori realizzata grazie alla preziosa collaborazione della dirigente Antonella Conio e dei docenti Giovanni CasoRossana CerasoliEmanuela Fiamma, Luana De RubeisGiuseppina Menichini e Pierluigi Ulaneo.

Il ballo della Pupazza è una tipica rappresentazione popolare che si tiene nell’ambito delle feste patronali in molti paesi dell’Abruzzo e più in generale del Centro Italia.

CARNEVALE

Si tratta di un grosso fantoccio, di sembianze quasi sempre femminili, costruito con un’intelaiatura di canne ricoperte di carta sottile di vario colore, al cui interno trova spazio  la persona che la dovrà ”ballare”, mentre al suo esterno vengono applicati numerosi giochi pirotecnici collegati in successione attraverso micce.

Anticamente, il ballo della pupazza aveva un significato propiziatorio e di chiusura della festa, che terminava con l’accensione del fantoccio stesso.

“Deve sorprendere, impressionare, spaventare, incutere timore e meraviglia; per questo motivo esce d’improvviso, piomba nella piazza affollata da una stradina buia, dal cancello di un’abitazione, dalla parte vecchia del paese, accompagnata da un corteo o trainata da un carretto o motorizzata”, scrive il Tsa in una nota.

CARNEVALE

Il percorso di ideazione e realizzazione della pupazza  permette di acquisire numerose conoscenze di ordine tecnico-manuale e non solo, difatti ad esso si può collegare una ricerca che, attraverso i racconti dei genitori e dei nonni, porti a una più profonda consapevolezza degli usi e costumi della nostra regione e nello specifico del territorio aquilano.

Massimo Piunti e Silvia Di Gregorio sono da anni impegnati in ambito regionale, e non solo, per far conoscere questa singolare e misteriosa tradizione dalla funzione apotropaica,  la  cui origine si perde nella notte dei tempi.