Santa Croce, restituite le chiavi alla proprietà

14 febbraio 2018 | 18:25
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Santa Croce, restituite le chiavi alla proprietà

La società Santa Croce spa, al termine di una lunga controversia giudiziaria, ha ripreso il possesso della cosiddetta “vasca di calma”, lungo la conduttura che collega le sorgenti di acqua minerale Sant’Antonio Sponga di Canistro (L’Aquila), in località Capranica, allo stabilimento di proprietà della stesso sodalizio dell’imprenditore molisano Camillo Colella, che aveva in concessione il prezioso bene.

Lo comunica la stessa Santa Croce in una nota in cui specifica che il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Avezzano, Anna Carla Mastelli, ha disposto l’immediata restituzione delle chiavi che erano state consegnate in affidamento momentaneo al responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Canistro, Massimo Iafolla, che, “dopo averle mantenute in modo del tutto illegittimo”, le ha restituite nei giorni scorsi.

La vicenda, che secondo la Santa Croce ha “dell’incredibile”, ha avuto inizio nell’ottobre 2016, con il sequestro, prima probatorio poi preventivo, da parte della procura della Repubblica di Avezzano della valvola a farfalla e del misuratore all’interno della stabilimento.

Un provvedimento emesso su istanza della Regione, tesa a impedire alla Santa Croce, alla quale erano state negate le proroghe e revocata la concessione, di captare e imbottigliare acqua.

Per operare la misura in sicurezza, i magistrati avevano ordinato la chiusura della conduttura in alto in località Capranica, di proprietà della Santa Croce stessa, con le chiavi che erano state date in possesso al tecnico comunale di Canistro.

Prima il Riesame ha annullato l’ordinanza di sequestro della procura che aveva emesso il provvedimento per danneggiamenti della valvola e del misuratore, poi il tribunale di Avezzano, al quale si era rivolta la spa di Colella, che aveva denunciato il comune di Canistro per la riconsegna delle chiavi, ha stabilito che “il possesso delle chiavi da parte dell’affidatario” non trovava “alcun valido titolo legittimante”, dando sostanzialmente ragione a Colella: solo che i giudici non hanno disposto la riconsegna delle chiavi invitando la Santa Croce a citare direttamente il tecnico comunale.

Il ricorso al gip ha risolto la questione.

Si tratta di una delle tante controversie da anni alla base del braccio di ferro tra la Regione e la Santa Croce, tra le quali è in atto un serrato contenzioso.

«Pian piano la verità sta venendo a galla – spiega Colella -. In questo caso, i giudici hanno riconosciuto l’illegittimità dell’istanza della Regione, sono fiducioso che anche le altre cause legali e le istanze di risarcimento milionari facciano giustizia rispetto alle vessazioni che sto subendo da anni».

La revoca della concessione ha portato al licenziamento di 75 addetti, e al non utilizzo, oramai da 2 anni, della preziosa risorsa idrica che si riversa nel fiume Liri, con grave danno anche per l’erario.

La vicenda in questione aveva fatto clamore: nell’eseguire il sequestro in quell’ottobre 2016, la polizia giudiziaria aveva rimosso i due lucchetti della porta di accesso, vista anche l’assenza di rappresentanti e delegati della Santa Croce, non avvisati dell’operazione in corso.

La porta d’ingresso è stata poi di nuovo chiusa con due nuovi lucchetti, le cui chiavi sono state affidate a Iafolla, nominato per l’occasione ausiliario di polizia giudiziaria.

Prima del pronunciamento del Gip, la Santa Croce aveva interpellato informalmente Iafolla, il quale ha reso noto che “essendo stato nominato ausiliario di polizia giudiziaria, attendeva indicazioni da parte della procura, per procedere alla riconsegna”.

Alla fine il tecnico comunale si è convinto.