Cinghiali, si va verso l’abbattimento nel Parco

Tutto comincia da Fagnano e dalla testardaggine del primo cittadino che ha fatto sì che l’emergenza ungulati dettasse le regole al Parco e non il contrario.

Oggi si è svolto un tavolo di lavoro per fare il punto della situazione sull’iter normativo da seguire. All’interno della Comunità del Parco erano presenti i sindaci del territorio e Lorenzo Berardinetti, consigliere regionale e presidente della III commissione Agricoltura, Sviluppo economico e Attività produttive.
L’obiettivo è quello di ridurre il numero di cinghiali, visto che la densità di popolazione è eccessiva. Gli abbattimenti sono considerati la scelta più giusta nella piena consapevolezza che l’argomento è molto delicato.
Al primo posto c’è la sicurezza dei cittadini e dei “beni” di agricoltori e allevatori. Presto il piano di gestione del cinghiale del parco regionale cambierà e non sarà altro che uguale a quello dei parchi nazionali, che già prevedono l’abbattimento selettivo.

E’ una vittoria per i tanti allevatori e agricoltori che fanno i conti con i danni causati dalla fauna selvatica.
Finora è stata una lotta contro i mulini a vento in cui i danni si alternavano a richieste di rimborsi mai arrivati, a cui si aggiunge, oggi più che mai, la necessità di preservare l’incolumità pubblica.
Emergenza cinghiali: Cosa è successo in queste settimane
Una lettera al prefetto, una risposta immediata, l’intervento della regione e della polizia provinciale, la verifica della presenza costante dei cinghiali, l’autorizzazione all’abbattimento da parte del Parco, le direttive della Asl, la gestione delle carcasse degli animali che spettano (come da accordi al comune. Ogni cittadino potrà fare richiesta della carcassa dell’animale abbattuto e farla analizzare dalla Asl.
Questa è la complessa e ordinata filiera messa in piedi da D’Amore.
Tutto comincia lo scorso dicembre con una ordinanza emessa dal primo cittadino di Fagnano e oggetto di un tavolo tecnico.
“L’emergenza è frutto di una gestione del piano di contenimento del Parco che si è rivelata inefficace: l’abbattimento è vietato all’interno dei confini, si può intervenire solo il ripopolamento dei lupi, ma questo tipo di gestione non ha portato effetti, solo aggravamenti” – ribadisce D’Amore.
Il caso Fagnano
“A Fagnano la situazione si acutizza perché è all’interno del Parco a differenza del vicino comune di San Demetrio. I cinghiali passano nell’area Parco per sfuggire ai cacciatori, ecco perché si è verificato il forte aumento. L’unica gabbia che abbiamo sul territorio è stata oggetto di atti vandalici, oggi è fuori uso. Gli ungulati girano liberi e fanno razzie negli orti durante la notte”.
“Il Prefetto si è dimostrato molto sensibile al fenomeno e ha ribadito che non è assolutamente giusto che un sindaco si esponesse con una ordinanza”.
Il punto è proprio questo: in emergenza perché non si può abbattere all’interno del Parco?
Nel piano Parco sono previste solo gabbie e animali “nemici” per mettere in atto il contenimento degli ungulati.
Il prefetto ha dato un mese di tempo per mettere in essere tutta la procedura che introduce la parola “abbattimento” nel regolamento del Parco.
In questi trenta giorni i controlli di polizia provinciale saranno intensificati nelle ore serali in attesa di un protocollo per agire nella normalità e uno da attivare in caso di emergenza