Sondaggi Politiche 2018, prove di ingovernabilità

Nonostante le ottime prospettive per il centrodestra, che negli ultimi sondaggi Tecné si attesterebbe intorno al 39%, resta il rischio ingovernabilità, dopo le elezioni del 4 marzo. Se pure il centrodestra dovesse sfondare quota 40%, infatti, resta il nodo dell’uninominale, dove servirà il 70% di vittorie negli scontri diretti per garantire la maggioranza assoluta e quindi la governabilità ad un unico schieramento. Ad ogni modo, il presidente Mattarella, acquisito il risultato elettorale, dovrà sentire il partito che riporterà più voti per verificare se lo stesso ha i numeri per formare il Governo. Nel caso di vittoria del M5S, però, l’unica ipotesi sul campo è quella di un “governo di programma”, senza spartizioni di ministeri. Una soluzione difficilmente accettabile da eventuali “alleati”.
Castaldi e il rischio ingovernabilità: «Legge elettorale studiata appositamente per un Governo di larghe intese».
Non ha dubbi il senatore del Movimento 5 Stelle, Gianluca Castaldi, ricandidato per Palazzo Madama in quota proporzionale: «La legge elettorale con la quale voteremo il 4 marzo – sottolinea ai microfoni de Il Capoluogo.it il rappresentante del M5S – è stata studiata per l’ingovernabilità e quindi per favorire un governo di larghe intese tra Pd e Forza Italia, con Salvini che farà la sceneggiata di lasciare la coalizione, lasciando dentro però i voti utili per formare il Governo». Per quanto riguarda il Movimento 5 Stelle, che con il suo 28,3% assegnato dallo stesso sondaggio Tecné sarebbe il primo partito, ma senza possibilità di formare un governo autonomo, Castaldi sottolinea: «Puntiamo al 30%, nonostante in Abruzzo abbiamo possibilità maggiori, soprattutto su Chieti e Pescara. Per il resto, si accorderanno per un governo di larghe intese e noi saremo all’opposizione. L’alternativa è un Governo a 5 Stelle sul programma, ma non non svendiamo poltrone». E sui sondaggi relativi al Pd: «Ci aspettavamo una flessione, ma non così drastica».
Pagano: «Possiamo avere la maggioranza assoluta», ma Di Stefano frena: «Nelle recenti competizioni, sondaggi non affidabili».
Di diverso avviso rispetto al rappresentante del M5S, il coordinatore regionale e candidato al Senato in quota proporzionale di Forza Italia, Nazario Pagano: «Siamo consapevoli che i sondaggi hanno forbici per cui il risultato elettorale non è prevedibile perfettamente, ma hanno base scientifica e li guardiamo con ottimismo, pur sapendo che occorre uno sforzo decisivo per ottenere la maggioranza assoluta». L’ottimismo di Pagano è confermato anche per quanto riguarda gli scontri sull’uninominale, nei quali serve il 70% degli scrontri diretti vinti per ottenere la maggioranza assoluta: «Sull’uninominale i sondaggi ci danno in vantaggio in molti collegi. Certo, ci sono roccaforti della sinistra che resistono, ma perfino in alcuni collegi dell’Emilia Romagna possiamo riuscire ad imporci. Una delle partite decisive per il Governo si giocherà proprio in Abruzzo, dove, seppur di poco in alcuni collegi, ce ne attribuiscono 7 su 7». Più cauto sui sondaggi Fabrizio Di Stefano, in campagna elettorale nonostante l’esclusione dalla liste: «Nelle recenti elezioni i sondaggi hanno dimostrato di non essere troppo affidabili, comunque abbiamo 10 giorni abbondanti di campagna elettorale per consolidare i vantaggi più importanti e aumentare i consensi dove la battaglia è più incerta. Per quanto riguarda la media nazionale, i dati più incerti sono quelli di Sicilia, Campania, Marche, Abruzzo e Molise». Per quanto riguarda gli scontri diretti all’uninominale, che su L’Aquila vedono il Pd schierare Lorenza Panei alla Camera e Massimo Cialente al Senato, Di Stefano sottolinea: «Per me lo scontro è con il Movimento 5 Stelle, anche nell’aquilano, anche se il centrodestra ha candidati (Martino e Quagliariello, ndr) non radicati con forza sul territorio».
Stefania Pezzopane: «L’atteggiamento dei cittadini è cambiato».
Prudente il commento di Stefania Pezzopane, candidata alla Camera in quota proporzionale: «Sono sempre cauta a commentare e valutare i sondaggi, che anche recentemente hanno dimostrato scarsa precisione, come alle ultime politiche. Ho notato un cambiamento di atteggiamento da parte dei cittadini dal momento in cui si è passati dall’astrazione all’espressione dei candidati in carne e ossa, perché alla fine il cittadino oltre al simbolo deve votare la persona. Questo non è un territorio “normale”, siamo in situazione di straordinarietà, con due terremoti da gestire e penso che la classe politica nazionale avrebbe dobuto fare quello che ha fatto il Pd, e cioé puntare sulle energie locali. Mi auguro che i cittadini aquilani e del conprensorio che spesso denunciano un difetto di rappresentanza aquilana concentrino i voti su chi può essere eletto e non su terze o quarte file, che prendono i voti e scappano».
L’esercito di 4 milioni di indecisi.
Gli ultimi giorni di campagna elettorale inevitabilmente si giocheranno sugli indecisi, che – secondo lo stesso sondaggio Tecné – si attestano sui 4 milioni, una forbice del 8/9% in Abruzzo, che naturalmente andrà a ingrossare le fila dell’astensionismo. Parte di indecisi, però, potrebbe influire sulle percentuali definitive, tant’è che il Movimento 5 Stelle ha puntato su una campagna di comunicazione sui temi generali, più che sui candidati (salvo gli scontri sull’uninominale, focalizzati per forza di cose sugli stessi candidati). Per Pagano lo sprint finale è fondamentale per conquistare la maggioranza assoluta per un Governo senza vincoli con gli altri schieramenti: «Noi candidati siamo consapevoli che questi ultimi giorni saranno fondamentali per l’esito delle elezioni». Ma naturalmente anche il centrosinistra fa affidamento su di loro, per tentare la rimonta.