H2O, secondo l’ASL l’acqua non è sicura

La Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso, in seguito agli accesso agli atti, rende nota una lettera della ASL che lo conferma.
Persi per l’uso potabile 80-100 litri al secondo di preziosa acqua per i teramani. Con quali costi?
«Ora è ufficiale: da mesi 80-100 litri al secondo di preziosa acqua potabile del Gran Sasso captata presso i Laboratori di Fisica vanno a scarico e non nelle case dei teramani per il persistere delle condizioni di insicurezza. Lo dice la ASL in una lettera da noi ottenuta grazie ad un accesso agli atti».
«Stiamo parlando di una quantità di acqua che può soddisfare i diritti giornalieri di decine di migliaia di persone. Tra l’altro ci sono ovviamente anche costi connessi a questo spreco visto che quell’acqua ha anche un valore economico».
«Alla fine prendiamo atto che l’auspicio espresso dal Direttore del Laboratori del Gran Sasso al programma Le Iene (che sarebbe stato più tranquillo senza la captazione, ndr) si è materializzato ribadisce il Forum della Mobilitazione per l’acqua del Gran Sasso».
«Tra l’altro la nota della ASL fa emergere un altro problema che va chiarito immediatamente. Infatti l’ente parla di acque a scarico dal 12 dicembre 2017 ma poi ricorda che aveva chiesto di non utilizzare quell’acqua fin da aprile 2017 con ben due note (del 12 aprile e del 24 aprile) guarda caso successive all’esposto della Stazione Ornitologica Abruzzese sul caso della perdita del diclorometano dell’agosto 2016 presso i Laboratori».
«Il dato letterale farebbe ritenere che prima del 12 dicembre queste acque venissero comunque utilizzate. Se fosse vero sarebbe un fatto di gravità inaudita in considerazione delle procedure del D.lgs.31/2001 sulle competenze in materia di distribuzione di acqua. Invitiamo la Ruzzo a chiarire immediatamente sui periodi di utilizzo di quella captazione dal 12 aprile 2017 ad oggi».
«Abbiamo letto che alcuni parlano di dismissione di questi esperimenti solo nel 2020. Che facciamo fino ad allora, mettiamo a scarico tutto? Cosa daremo da bere ad aquilani e teramani? Oppure si pensa di non approvare, strumentalmente, le aree di salvaguardia attese da 11 anni, così da far permanere il generico limite dei 200 metri, pur sapendo che non è sufficiente per la tutela dell’acquifero?»
La conclusione e la direttiva Seveso
«La legge impone l’allontanamento immediato di queste sostanze senza se e senza ma, soprattutto tenendo conto che le norme esistevano dal 1988 e che quindi sono state stoccate nel Gran Sasso in maniera irregolare. Il tutto senza piani di sicurezza a norma per quanto riguarda la direttiva Seveso in materia di incidenti rilevanti, ad aggravare l’elenco di omissioni ed inadempienze che si riflettono sulla disponibilità dell’elemento più prezioso per la vita, l’acqua.
Allontanare immediatamente le 2.300 tonnellate di sostanze pericolose è il primo e più importante passo per la messa in sicurezza dell’acquifero che disseta 700.000 persone».
La lettera della ASL è visionabile al link sottostante: