Pettino, il Comune rimuove la casetta

Stamattina gli operai del Comune hanno provveduto a rimuovere la casetta abusiva spuntata nel parco sotto la chiesa di Pettino.
Dopo diverse segnalazioni giunte in redazione, Il Capoluogo ha pubblicato ieri le foto del parco giochi di Pettino dove, in mezzo all’immondizia sparsa a terra, da circa due mesi è spuntata una baracca di legno.
Il parco comunale sotto la chiesa di Pettino è un’area verde attrezzata le cui condizioni hanno portato alcuni residenti a lamentare una scarsa o inesistente manutenzione ed il conseguente stato di abbandono. Circa due mesi fa era spuntata una baracca di legno nel parco, dove si riunivano una ventina di ragazzi.
La baracca era stata realizzata su tre lati, senza alcun permesso, se non la bonaria accettazione da parte del parroco della Chiesa di Pettino e di alcuni abitanti della zona. Il Parco e la baracca erano utilizzati dai ragazzi del quartiere come luogo di incontro.
Il punto di vista dei ragazzi
Dal canto loro, i ragazzi hanno accolto con delusione l’accaduto poiché «la casetta era diventato un punto di ritrovo – hanno spiegato al Capoluogo -, un luogo di aggregazione, magari per passare in compagnia un paio d’ore nel pomeriggio.
Siamo delusi e amareggiati – raccontano -. In una città come questa in cui, soprattutto per noi giovani, c’è un forte bisogno di incontri e di relazioni sociali, quella casetta (se così la vogliamo chiamare) era comunque punto di ritrovo.
Siamo un gruppo di circa 15 ragazzi, tra i 17 e i 20 anni, e molti di noi vanno già all’università, quindi non era nostra intenzione utilizzare la casetta come rifugio per saltare la scuola. Al contrario, quel posto era diventato un modo per consolidare un tessuto sociale giovanile, comunque disastrato per una realtà come quella aquilana» proseguono i ragazzi.
«Inoltre, il parroco di Pettino, Don Dante, ci conosce bene e anche molti residenti della zona che ci hanno incoraggiato nella nostra iniziativa – concludono -. Chiediamo al Comune, che è stato così solerte nel rimuovere la casetta, di fornirci almeno delle soluzioni alternative per poter vivere “da giovani” in questa città».