Trony, la crisi spaventa anche l’Abruzzo

Per ora in Abruzzo tutto tace, ma questo non fa tirare un sospiro di sollievo ai dipendenti della catena della nostra regione.
Cinquecento lavoratori senza più un posto di lavoro. E’ accaduto lo scorso venerdì, alle ore 18, quando è arrivata la comunicazione di fallimento di Dps group, a cui fanno capo una quarantina di punti vendita della catena Trony che commercializza elettrodomestici e apparecchiature elettroniche in tutta Italia. I dipendenti – raccontano i sindacati – hanno ricevuto solo un messaggio WhatsApp che avvisava della chiusura delle sedi.
La causa è la crisi economica in cui si trova Trony, sicuramente la concorrenza del settore non ha aiutato e neppure l’exploit del commercio elettronico online. Per adesso l’azienda si trova in concordato bianco, ciò significa che i dipendenti riceveranno la somma stabilita del gruppo a cui fa capo Trony, la DPS Group poi Vertex, in attesa di un nuovo acquirente.
Per ora in Abruzzo tutto tace, ma questo non fa tirare un sospiro di sollievo ai dipendenti della catena della nostra regione.
Solo un mese fa i dipendenti di Mediaworld, l’altra grande catena, si erano uniti allo sciopero nazionale, proclamato dai sindacati, a seguito della chiusura dei due negozi a Milano e a Grosseto. Sono 300 i dipendenti distribuiti nei punti vendita di L’Aquila, Avezzano, Città Sant’Angelo, San Giovanni Teatino, Chieti, Teramo e Colonnella che vivono un clima pesante.
La vicenda della «gamba» Dps del marchio Trony è lunga e articolata. E si inserisce nella crisi nera dei consumi, messi sotto pressione dall’avanzata del commercio elettronico. La sfida è giocata a colpi di promozioni e vendite sottocosto. La redditività rimane un miraggio.