Strade pericolose, la Provincia chiude alle moto

Dopo l’incidente mortale di domenica, per metà delle strade provinciali sono stati disposti la sospensione e il divieto di transito per i veicoli a due ruote.
Dopo l’incidente mortale di domenica in cui ha perso la vita il centauro quarantenne Angelo Pascale tra Barrea e Alfedena, è tornata prepotentemente alla ribalta la pericolosità delle strade dell’Alto Sangro.
Un esempio su tutti: l’onorevole Stefania Pezzopane aveva depositato una interrogazione urgente per richiamare l’attenzione dei ministeri competenti e degli enti pubblici a provvedere con la massima urgenza ad interventi sulla ex S.R. 83 Marsicana da poco trasferita alle competenze Anas.
Il tragico incidente mortale aveva riportato l’attenzione sulla strada, fondamentale perché mette in comunicazione numerosi paesi dell’Alto Sangro e del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e interessata dall’incremento di traffico del turismo nel Parco.
L’onorevole chiedeva ai Ministri competenti se le somme stanziate ed annunciate fossero sufficienti, di chi fosse la responsabilità del mancato avvio dei lavori ed inoltre cosa si intenda fare per dare alla viabilità delle aree interne la necessaria sicurezza.
Il presidente della Provincia Angelo Caruso, dal canto suo, aveva dichiarato che i lavori dovevano iniziare un mese fa ma, nonostante l’impegno profuso, erano cominciati all’incirca due settimane fa.
Una situazione che si protrae da tempo e che necessitava un pronta risoluzione.
Per tutta risposta si apprende che, con un’ordinanza dell’ingegner Francesco Bonanni, per metà delle strade provinciali sono stati disposti la sospensione e il divieto di transito per i veicoli a due ruote.



«Qui siamo difronte alla più grande incapacità amministrativa di tutti i tempi, lo dico da ex amministratore e da amante delle due ruote» dichiara Pietro Di Stefano, già assessore del Comune dell’Aquila.
«Invece di incentivare il turismo e l’uso della innocua bicicletta, se ne diffida l’uso a rischio di multe salatissime. Non è limitandone il transito che si risolve il problema perché quelle strade sono pericolose anche per le sole macchine. Tuttavia non possiamo starcene silenti, questo è il vero omicidio per tutto il territorio provinciale.»
«Il provvedimento di chiusura di molte strade abruzzesi, tra le più belle d’Italia per il mototurismo, giunta come un fulmine a ciel sereno proprio nelle settimane dei ponti di primavera, è un documento iniquo, inaccettabile e del tutto arbitrario.»
A dichiararlo il presidente dei Motociclisti aquilani, Massimiliano Mari Fiamma.
«Il Presidente Angelo Caruso, che lo ha sbandierato fiero come fosse una iniziativa a favore della sicurezza, senza curarsi minimamente dei risvolti sociali ed economici per le zone già depresse e spopolate a seguito dei sismi che si sono succeduti, ha proceduto, d’intesa con il dirigente «, ad operare un discrimine tra gli utenti della strada a quattro e quelli a due ruote, come se questi ultimi non pagassero il bollo (regionale) e le tasse più alte d’Europa.»
«La disparità che il provvedimento costituisce sarà oggetto di un ricorso legale che la FMI (Federazione Motociclisti Italiana) proporrà agli organi competenti tirando in ballo i sottoscrittori e gli estensori in prima persona, che chiameremo a rispondere personalmente dei danni provocati, ma non sarà questa l’unica azione che l’imposizione strumentale produrrà.»
«Chiameremo a raccolta tutti i motociclisti per azioni di protesta – prosegue Mari Fiamma – che renderanno evidenti a tutti gli abusi che questa Amministrazione, praticamente sparita tanto che il suo vertice non è elettivo ma di sola “nomina”, sta producendo non solo con questo provvedimento, ma con la totale incuria che, fino ad oggi ha contraddistinto le strade provinciali.
«Proprio per questo nessuno ritiene che i lavori saranno rapidi e accurati pertanto il divieto imposto interesserà sicuramente tutta la stagione estiva con un nocumento fatale per le aree interne e per il mototurismo senza alcun precedente.»
«Se si affrontasse in questo modo qualsiasi azione di ripristino e manutenzione stradale l’Italia intera sarebbe paralizzata ma i politici di turno ed i dirigenti con lo stipendio assicurato non pagherebbero comunque le conseguenze delle loro azioni.»
«È infatti del tutto evidente che il solo scopo di questo provvedimento è l’autotutela di chi lo ha emanato a scapito dell’intera comunità e che con la sventolata sicurezza non c’entra proprio nulla. Auspicando un rapido ritiro della delibera ed un più ragionato procedimento di rifacimento del manto stradale ci dichiariamo pronti sia al dialogo che alla lotta fino al raggiungimento del traguardo sperato.»