Protesta biker, in 250 all’adunata

Oggi pomeriggio la protesta dei motociclisti contro la chiusura delle strade provinciali. In 250 all’adunata.
Circa 250 tra motociclisti, ciclisti e cittadini hanno partecipato all’Aquila all’adunata di protesta contro l’ordinanza della Provincia dell’Aquila di chiusura alle due ruote, per motivi di sicurezza, di una trentina di strade sul territorio provinciale, considerate di grande rilevanza naturalistica e turistica. Un gruppo è partito alla volta di alcuni percorsi interessati dal divieto.
L’adunata di protesta dei motociclisti.
La manifestazione si è svolta nonostante ieri, dopo un incontro con la federazione motociclisti italiani, il presidente della Provincia Caruso abbia annunciato la riapertura delle strade entro 15 giorni lavorativi. Lo stop c’è stato il 26 aprile, con un provvedimento deciso dopo la morte di un centauro caduto a causa di una buca tra Barrea e Alfedena, nel Parco nazionale D’Abruzzo Lazio e Molise. Da allora sono divampate polemiche. «Accettiamo un unico epilogo, la riapertura immediata con i limiti previsti per le auto» spiega all’Ansa Massimiliano Mari Fiamma, direttore provinciale di Apindustria. «Ogni giorno che passa si dà una spallata all’economia di questo territorio già alle prese con problematiche importanti, non ultima quella della ricostruzione e del rilancio post terremoto. Il presidente ripete la stessa cosa da dieci giorni il suo obiettivo è smorzare le polemiche, non riaprire le strade. In 18 giorni l’ente provinciale è riuscito a togliere il divieto su un solo tratto, quello da Barrea a Scanno, che non era neppure il più dissestato». Il dirigente dell’associazione di categoria delle piccole e medie imprese sottolinea anche che alla protesta di stamani ha partecipato il presidente regionale della federazione motociclisti, Elvio Fortuna, «a riprova che non era attendibile la presa di distanza dalla protesta di oggi da parte del presidente nazionale, Mori, fatta ieri all’Aquila al termine dell’incontro con il presidente Caruso».
La foto utilizzata per l’articolo è stata condivisa da Cesare Ianni sul gruppo Jemo ‘nnanzi.