Mamma occupa progetto case, in arrivo l’ordinanza

Una mamma, la sua disperazione, il diritto di un tetto sulla testa e di una vita normale, per lei e per le sue bimbe. Nausjca non si ferma davanti a nulla e occupa un alloggio del progetto case di Sassa.
Una mamma, la sua disperazione, il diritto di un tetto sulla testa e di una vita normale, per lei e per le sue bimbe. Nausjca non si ferma davanti a nulla e occupa un alloggio del progetto case di Sassa.
“Mi vergogno per quello che ho fatto e ho chiesto scusa alle mie figlie per il gesto folle, ma non avevo alternativa”. Parla con la voce rotta e sicura Nausjca, con la forza di chi ha una vita complicata alle spalle. “Ho passato di peggio” – conferma al Capoluogo.
Oggi dovrebbe arrivare l’ordinanza che conferirà il diritto dell’alloggio a Nausjca e alle sue figlie, insieme alle chiavi di casa e all’allaccio dell’elettricità.
Dopo dieci giorni di assolutà precarietà, fatti di notti passate a casa di amici e quando andava peggio in auto, Nausjca, stanotte, ha dato un tetto alle sue figlie. Stamattina ha provato il piacere di sistemarle e coccolarle per bene prima della scuola, di prepare loro la colazione e uscire di casa. Piccole cose, scontate, ma non per tutti, che danno dignità alla vita di una donna, sola con due bimbe.
Hanno sei e dieci anni e nei loro occhi Nausjca trova una forza immensa.
Il fatto
“Dieci giorni fa sono dovuta andare via da casa di mia madre, prima ancora ero al progetto case finché non hanno deciso di togliermelo perché secondo il sindaco di Barete avevo abitazione di proprietà. Ma non è così. Avevo fatto richiesta ai tempi del nuovo bando (gennaio 2017) di un nuovo alloggio, ma le assegnazioni sono state bloccate”.
Emergenza alloggi: nella graduatoria del bando di housing sociale sono rimasti in sospeso oltre 1.000 nuclei familiari.
“Vivere con mia madre in uno spazio ristrettissimo non è stato facile. Con lei non vado d’accordo, è stata dura e non potevo continuare a stare a casa sua. Settanta metri quadrati divisi tra sette persone”.
“L’ho fatto per le mie figlie e da qui non mi muovo”
Nausjca non ha mai smesso di sollecitare il comune, di raccontare la sua storia, ma non poteva più aspettare e ha agito lasciando da parte qualsiasi briciola di razionalità.
“Ho forzato leggermente la finestra e sono entrata in questo alloggio vuoto. Una volta dentro ho avvisato tutti: dalla polizia al comune”.
Oggi Nausjca è tempestata di chiamate e visite: dalla solidarietà di amici e conoscenti, a visite istituzionali come quella dell’ex vice sindaco di Barete, Gregori, fino a quelle, purtroppo, degli assistenti sociali.
“Sono sola e lavoro in una ditta di pulizie, meritiamo di vivere una vita dignitosa”.