Oro e amore, l’incontro con Adriana Gandolfi

9 giugno 2018 | 14:06
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Oro e amore, l’incontro con Adriana Gandolfi

IlCapoluogo ha incontrato la dottoressa Gandolfi per saperne di più su questo mondo carico di significati simbolici.

L’uomo ha iniziato a realizzare gioielli dagli albori della sua storia, non c’è stata epoca della storia umana che non abbia avuto i propri oggetti decorativi da indossare. Oggi attribuiamo ai monili una funzione meramente estetica ma fino al secondo dopoguerra il significato dei gioielli era molto più profondo. Si è parlato di questo e di tanto altro nella conferenza intitolata Ori nuziali in terra d’Abruzzo che nel pomeriggio di ieri si è tenuta a Palazzo Fibbioni. L’antropologa Adriana Gandolfi, intervenuta insieme alla giornalista e scrittrice Monica Pelliccione, all’onorevole Stefania Pezzopane ed al direttore della CNA Agostino del Re, ha ripercorso la storia degli ornamenti nuziali che le promesse spose indossavano nell’Abruzzo rurale a cavallo del 900.

oreficeria

Tra i tanti esempi che la dottoressa ha riportato su supporto cartaceo e multimediale a far la parte del leone sono state le presentose, gioielli tondeggianti con dentellature d’oro e intarsi in filigrana che le ragazze indossavano come pegno d’amore e di cui Gabriele D’Annuzio riportò una breve descrizione in Il Trionfo Della Morte.

In occasione dell’incontro sono stati esposti quattro esemplari di questi monili realizzati dall’artista Laura Caliendo.

IlCapoluogo ha incontrato la dottoressa Gandolfi per saperne di più su questo mondo carico di significati simbolici.

Dottoressa Pandolfi cosa l’ha spinta a ripercorrere la storia dei gioielli tradizionali Abruzzesi?
Per molti decenni noi abruzzesi, come tante altre comunità del centro-sud, abbiamo sofferto del complesso del cafone ossia ci siamo sentiti in imbarazzo nell’ostentare i nostri costumi e le caratteristiche più evidenti delle nostre tradizioni popolari. Oggi fortunatamente non è più così e sono stati recuperati elementi davvero molto pregevoli come possono essere i prodotti dell’antica oreficeria abruzzese.
Cosa ha scoperto negli anni di ricerca?
In più di venti anni di studi e pubblicazioni mi si è disvelato un mondo fatto di semplicità ma al contempo di notevole raffinatezza ed ho potuto capire quanto i gioielli fossero preziosi per i nostri antenati. Il valore che loro attribuivano ai monili era diverso da quello che gli conferiamo noi.
Cosa intende dire?
Oggi, quando ad una sposa si regala ad esempio una collana, il gesto ha un valore fine a sé stesso o, per i più maliziosi,coincide con il prezzo dell’oggetto stesso. Prima questo aspetto era messo in secondo piano perché spille, orecchini, anelli e collane erano rivestiti di una forte carica simbolica. Il mondo femminile, piu propenso all’uso di monili, mostrava un grande repertorio di oggetti intrisi di significati magico-sacrali.
Come mai?
Le motivazioni erano molto serie, in passato non c’erano medicine ed ospedali come li intendiamo oggi e le morti di parto erano all’ordine del giorno, per non parlare dei bambini che non superavano la prima infanzia. In mancanza di cure ci si affidava agli influssi benefici di oggetti in oro ed argento che quindi acquistavano un valore che andava molto al di là del metallo con cui erano realizzati.
Quali poteri venivano attribuiti ai metalli preziosi?
L’argento veniva accostato alla luna ed alle sue fasi ed era utilizzato per produrre monili dal valore apotropaico che dovevano tintinnare molto per allontanare il male. L’oro poi, con il suo colore giallo, ricordava il sole ed il grano, da sempre simboli di fertilità, regalare ad una sposa oggetti in oro equivaleva ad augurarle di godere sempre di buona salute e di avere tanti bambini. Altri oggetti ancora favorivano la guarigione dai malanni ed è quello che noi studiosi definiamo valore taumaturgico.
In questo mondo magico dove si collocano le presentose?
Le presentose venivano regalate alle ragazze in procinto di sposarsi, i primi esemplari furono realizzati nella zona tra Agnone e Pescocostanzo ed avevano la caratteristica di essere monili personalizzabili. Se la forma di questi gioielli tende a cambiare poco, essendo ispirata ai prodotti delle merlettaie, ciò che poteva essere adeguata ai gusti personali era la decorazione al loro interno. Potevano esserci due cuori a cui a volte veniva aggiunta una luna crescente ad indicare l’amore sempre più intenso tra i due promessi sposi, oppure due cuori ed una chiave. Mi è capitato di imbattermi in una presentosa che recava al proprio interno la sagoma di un piroscafo, fu infatti regalata ad una ragazza dal fidanzato che doveva partire per le americhe.
Gli oggetti in filigrana sono oggi molto costosi, è sempre stato così?
Può sembrare strano ma in passato la filigrana era utilizzata dai meno abbienti ma le dirò di più: in passato nei matrimoni non si utilizzava l’abito bianco. Gli abiti nuziali erano molto colorati ed includevano anche colori scuri che, collocati nelle parti giuste del vestito, avevano la finzione di mettere in risalto il giallo o il rosso dei gioielli.
Il rosso?
Si, il rosso, perché l’oro della tradizione spesso veniva mischiato con il rame acquistando via via tonalità tendenti al rosso.. Non tutti potevano permettersi oggetti d’oro puro, benché non esistano monili in oro puro al 100% poiché sarebbero fragilissimi, ed allora veniva integrato con il rame. Più si era poveri più rame c’era nei propri gioielli, questo però, a differenza di quanto accade oggi, non diminuiva affatto il valore simbolico dell’oggetto.