Santa Maria Paganica, No alla ruderizzazione

La chiesa di Santa Maria Paganica, uno dei simboli dell’Aquila, la più grande chiesa capo-quarto, è ancora oggi sospesa in una dimensione senza tempo e senza vita in cui non esiste ancora una progettazione per il rifacimento.
Il Capoluogo ha intervistato il Presidente e il Vicepresidente dell’Archeoclub dell’Aquila, Maria Rita Acone e Mauro Rosati.
Una cicatrice nell’omonimo quarto storico.
La chiesa di Santa Maria Paganica, uno dei simboli dell’Aquila, la più grande chiesa capo-quarto, è ancora oggi sospesa in una dimensione senza tempo e senza vita in cui non esiste ancora una progettazione per il rifacimento.
Sventrata, rimane aperta e visibile come un vulnus a imperitura memoria del popolo aquilano che nel frattempo si è appassionato al dibattito sulla futura ricostruzione della chiesa.
Se da un lato infatti sembra impossibile che venga ricostruita com’era, dall’altro, non piace l’idea di lasciare l’edificio a mo’ di rudere.
Si è parlato di concorsi di idee anche a livello internazionale: il presidente della Commissione Territorio, Raffaele Daniele, ha avanzato l’ipotesi di una “Sagrada Familia in versione aquilana, che richiami molti visistatori”, come si legge sul Centro.
Il Capoluogo, al riguardo, ha intervistato il Presidente e il Vicepresidente dell’Archeoclub dell’Aquila, Maria Rita Acone e Mauro Rosati.
«Siamo contrari a monumentalizzare il crollo: la Chiesa non può rimanere rudere.»
«La chiesa non è sconsacrata e ospita una parrocchia molto popolosa. Ha un’importanza tale, essendo capo-quarto, per cui va ricostruita. La ricostruzione deve essere rapida e integrale.»
«Ciò non significa che la chiesa vada ricostruita come era prima: si possono adottare anche soluzioni diverse ma integrando la parte crollata e rendendola di nuovo utilizzabile.»
«La piazza ha inoltre una completezza: lasciare la chiesa sventrata sarebbe come lasciare una cicatrice sulla piazza. Lo skyline della città non va alterato: non dimentichiamo che stiamo parlando del punto più alto della città, oltre a Santa Maria del Carmine.»
«L’opera non va mai vista in maniera isolata – prosegue l’Archeoclub – : va rispettato anche il contesto in cui è inserita. Intorno alla chiesa di Santa Maria Paganica c’è comunque una comunità e questo elemento va tenuto presente.»
«La Frauenkirche, la chiesa simbolo di Dresda, è rimasta rudere per decenni; dopo l’unificazione della Germania, avvenuta nel ’90, i tedeschi hanno realizzato che quel rudere, causato dai bombardamenti, non li rappresentava più. Venne infatti ricostruita, pur mantenendo all’interno la parte bruciata.»
«Abbiamo già tante testimonianze del terremoto a L’Aquila. Quanto gradirebbero gli aquilani che una chiesa di tale importanza rimanesse rudere?»
«La chiesa va ricostruita. Non entriamo nel merito tecnico ma vanno salvaguardati gli elementi della chiesa che sono rimasti in piedi, come la fascia bassa, quella medievale, la parte laterale destra, il campanile e l’abside. Questi elementi vanno semplicemente integrati con i nuovi, propri della ricostruzione.»
«Siamo d’accordo sul concorso di idee a patto che i progetti scelti, prima di essere eseguiti, vengano sottoposti all’attenzione della cittadinanza.»
«L’importante è che vi sia un percorso partecipato: il progetto deve essere presentato e realizzato da tecnici ma riteniamo che debba esserci un minimo di interpellanza dei cittadini.»