L’Aquila, attività commerciali tra crisi e aperture

Nuove luci in centro, ma “ancora non girano i soldi e la città ancora terremotata non aiuta. Parcheggi, disagi e clienti che non si intercettano! È tutto isolato dagli uffici fino al mercato!”
«Prima ero arrabbiato con le persone che hanno lasciato la città, mentre ora apprezzo chi ha avuto la forza di farlo. Questa città è morta socialmente ed economicamente, chi dice il contrario o non ha mai avuto una Partita Iva, o ha un impiego pubblico oppure è fortunatamente benestante.»
Questo lo sfogo di un cittadino sui social a cui segue u a serie di commenti che fotografano uno spaccato di città difficile.
“A L’Aquila si sopravvive, non si vive” – aggiunge qualcun altro.
Intanto assistiamo all’apertura di nuove attività commerciali che ripopolano centro e periferia, ma questo non basta a risollevare il circuito economico che ha bisogno di ingranare per ripartire.
Nell’elenco di chi ‘sopravvive’ ci sono i piccoli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, i liberi professionisti e via dicendo. I così etichettati “bancomat dell’esecutivo” che si sentono l’ultima ruota del carro nelle attenzioni dei vari governi a L’Aquila così come in tutto il paese.
I dati che arrivano dal Suap, lo sportello unico delle attività produttive del Comune, mostrano una lista ‘confortante’, almeno per il cuore della città : sessanta attività produttive stanno tornando, tra vecchie e storiche.
Nuove luci in centro, ma “ancora non girano i soldi e la città ancora terremotata non aiuta. Parcheggi, disagi e clienti che non si intercettano! È tutto isolato dagli uffici fino al mercato!” – commenta un imprenditore.
Se ci spostiamo nell’area commerciale, l’aria che si respira è la stessa: “Anche noi delle grandi catene e grandi marchi risentiamo della crisi”.