Zingaretti, il Pd ce la può fare

6 settembre 2018 | 00:23
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Zingaretti, il Pd ce la può fare

Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, lancia a L’Aquila il «nuovo manifesto culturale». Parole d’ordine, crescita ed equità.

Calorosa accoglienza per il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, ieri pomeriggio a Palazzo Fibbioni, da parte dello stato maggiore del Partito Democratico e simpatizzanti per il primo di una serie di incontri in vista delle prossime elezioni regionali. «Siamo stati un po’ latitanti – ha ammesso il segretario cittadino Stefano Albano – ma è il momento di cambiare rotta. Torneremo a incontrarci spesso». Lo stesso Albano ha annunciato la disponibilità dell’ex ministro Minniti per un incontro e di Walter Veltroni per quando il Pd tornerà nella sede di via Paganica. Nel suo intervento, il segretario locale ha ricordato i temi sul tavolo politico, dalla questione pedaggi a Casa Italia, sicurezza infrastrutture e molto altro. Critiche al Governo, formato dalla «categoria di politici che cavalcano i problemi, invece di cercare di risolverli». Al fianco di Albano, la deputata Stefania Pezzopane, il presidente vicario Giovanni Lolli, il consigliere regionale Pierpalo Pietrucci e la presidente del Teatro Stabile d’Abruzzo, Annalisa De Simone. Tra il pubblico, Massimo Cialente, Stefano Palumbo, il segretario provinciale Francesco Piacente, sindaci e amministratori del partito e rappresentanti delle forze alleate, da Il Passo Possibile a Art. 1 – Mdp.

Zingaretti e il nuovo manifesto culturale.

«Ce la possiamo fare? Tanti militanti e simpatizzanti credono di no, ma io dico sì: ce la possiamo fare». Un Nicola Zingaretti ottimista, anche grazie alla seconda elezione consecutiva alla Regione, proprio nel momento della grande sconfitta del Pd, ha rinvigorito la platea, non senza un mea culpa: «Dal 2008 al 2018 siamo passati da 12 milioni di voti a 6 milioni, abbiamo perso referendum, politiche, amministrative. Come è potuto accadere? C’è stata una grave crisi finanziaria e contestualmente la percezione dell’aumento delle diseguaglianze; tutto questo ha portato la comunità a una condizione di malessere e paura, ma noi tra i cittadini che provavano questo tipo di disagi non c’eravamo».

zingaretti

Dagli errori, la nuova ripartenza, evitando la litigiosità e le divisioni che hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare il Pd. «Crescita ed equità», queste le parole d’ordine del nuovo manifesto culturale indicato da Nicola Zingaretti per ridare identità al Partito Democratico: «Siamo per la crescita, ma non dobbiamo vergognarci di dire che siamo anche per l’equità, dobbiamo ridurre la forbice della disuguaglianza» e quindi la parolina magica «redistribuzione della ricchezza», un “passo a sinistra” che mancava da molto tempo nel partito. E dal manifesto culturale alla battaglia politica: «Dobbiamo farci trovare con una proposta credibile basata su una visione strategica indirizzata alla crescita, alla solidarietà e all’equità». Zingaretti ha poi sottolineato l’importanza delle alleanze: «Sono riuscito a vincere perché al centrosinistra si sono uniti sindaci, liste civiche, movimenti e ciascuno ha tratto beneficio dal buon risultato dell’altro. Non dobbiamo avere paura di aprirci a una grande alleanza».

Zingaretti e le due fasi del populismo.

Per il presidente della Regione Lazio, la ripartenza del PD dovrà servire ad arginare «le pericolose derive della destra». «Non c’è dubbio – ha sottolineato Zingaretti – che abbiamo un governo di destra, ma con una maggioranza del M5S, allo stesso complice e vittima di Salvini. Hanno unito due programmi differenti e chiaramente non li possono realizzare, ma non è questo il punto. Salvini, infatti, sta utilizzando questo momento per preparare la seconda fase del populismo, per lanciare la sua leadership “forte”; imputerà il fallimento di questa prima fase che pagheranno tutti gli italiani all’Europa, al Parlamento che non funziona, alle istituzioni repubblicane, alla magistratura, in un deriva pericolosa».

«Il punto, però, – ha aggiunto Zingaretti – non è quello che dice Salvini; il punto è che con tutte le sue aberrazioni continua a crescere nei consensi? Come è possibile? Che cosa siamo diventati?».

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Ad «argine» di quella che viene considerata una «pericolosa deriva» un «nuovo Partito Democratico». «Non voglio che il Pd si sciolga – ha precisato Zingaretti – non è che se una cosa non funziona si butta, bisogna aggiustarla. Ce la possiamo fare se daremo la percezione che abbiamo capito, se ci prepareremo alla battaglia discutendo, ma non litigando, con una proposta credibile e una visione strategica per un futuro di equità e di crescita che non dia più spazio alle paure che cavalca la destra».

Insomma, da Zingaretti è arrivata la “scossa” che ha rinvigorito il Pd aquilano e regionale, almeno dal punto di vista emotivo. Da verificare quanto le indicazioni del presidente della Regione Lazio saranno interiorizzate e messe in pratica. Tra il dire e il fare, c’è di mezzo la prossima assemblea regionale del Pd.