Alla riscoperta del Chiassetto Valleverde

26 settembre 2018 | 12:27
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Alla riscoperta del Chiassetto Valleverde

Oggi andiamo alla scoperta di un piccolo chiassetto, detto “Valleverde” , nascosto dalla più recente Piazza Battaglione degli Alpini. Una storia che viene, forse, perfino da Camarda, quando L’Aquila non aveva ancora la sua Fontana Luminosa.

di Mauro Rosati, Vice Presidente Archeoclub L’Aquila

Nel corso di una semplice e veloce ricerca può capitare di imbattersi in una piccola, e forse poco conosciuta, curiosità sulla toponomastica storica della nostra città. Leggendo notizie sulle origini dell’odierno Palazzo Leone (il primo palazzo a sinistra entrando in Corso Vittorio Emanuele II dalla Fontana Luminosa), ecco che su una delle piante consultate

chiassetto valleverde

compare un interessante «Chiassetto Valleverde» (G. Stockel, La Città dell’Aquila), oggi non presente nella toponomastica ufficiale della Città dell’Aquila (Fonte: Viario ufficiale della Città dell’Aquila, aggiornato al 14/06/2018).
Eppure, questa piccola via aveva un suo perché e una sua logica nei nomi delle strade storiche aquilane, anche se rimaneva in una zona abbastanza periferica fino ai primi decenni del Novecento. Ricordiamo che l’onomastica attuale aquilana risale, in forma ufficiale, al periodo immediatamente successivo all’Unità d’Italia.

Domanda: ma dove si trovava questo «Chiassetto Valleverde»?
Risposta: sarebbe meglio chiedere «dove si trova?», perché fisicamente esiste ancora in gran parte,
anche se si trova in una zona profondamente trasformata negli anni ’30 del Novecento; siamo nel
Quarto di Santa Maria, vicino al Castello e alle Mura nord della città.

Prima di vedere dove si trova, facciamo però un necessario passo indietro.

L’ampia spianata che oggi si chiama Piazza “Battaglione Alpini L’Aquila”, ma che tutti conosciamo meglio come la “Fontana Luminosa”, nei secoli passati non esisteva. Uscendo da Corso Vittorio Emanuele (una volta «Strada dritta alle Mura») si scendeva in un vallone che portava fino all’odierno Viale Ovidio, all’altezza dei campi da Tennis; qui si trovava un varco nelle mura che sostituiva la vecchia Porta Paganica, quella più a monte, demolita nel Cinquecento durante la
costruzione della Fortezza. La stessa cosa valeva per il Viale delle Medaglie d’Oro (davanti all’auditorium del Parco): uscendo da lì si scendeva rapidamente verso questo vallone. Una zona quindi in ripida discesa, chiamata «ji strafussi»; un’area con molti orti e poche costruzioni, periferia estrema della città dentro le mura e, dopo il tramonto, anche una zona poco sicura, tanto che un cancello delimitava l’accesso alla città da quel lato.
Quindi, quando uscivamo dalla città verso nord trovavamo due vie principali: una era la Via del Picchio, che da Piazza Regina Margherita ci portava fino al cuore del locale di Camarda, costeggiando il sito del futuro albergo alla Fontana Luminosa e proseguendo verso il monastero di San Basilio, dove oggi arriviamo percorrendo viale Nizza; l’altra strada era la Via del Crocifisso, oggi una via senza uscita che vediamo scendere accanto a viale Malta fino alla scalinata che ci
riporta alla Fontana Luminosa ma la quale, in passato, proseguiva fino alla chiesa del Crocifisso che tutti conosciamo.
E qui arriviamo quasi al dunque! Sulla mappa storica del Vandi (1753)

chiassetto valleverde

vediamo che queste due strade erano collegate da una via intermedia, la futura Via Valleverde, parallela a via del Gatto, che da via del Crocifisso usciva direttamente su via del Picchio all’altezza dello sbocco del Corso verso la Fontana Luminosa. Quando tutta la zona viene interrata per realizzare Palazzo Leone, il nuovo Viale Malta e la “piattaforma” per la Fontana Luminosa (1934), via Valleverde perde lo sbocco e si riduce al «Chiassetto Valleverde».

E adesso possiamo dire dove si trova: quando oggi, da via Castello, percorriamo in discesa via del Crocifisso, alla fine di questa strada siamo obbligati a svoltare a sinistra per prendere le scale che risalgono alla Fontana Luminosa; ebbene, prima di quelle scale c’è un tratto di via chiusa, uno spiazzo: quello è il «Chiassetto di Valleverde», come si deduce confrontando le varie piante.

chiassetto valleverde

Se lo vediamo sulle mappe di oggi, è il punto in cui via del Crocifisso forma una «L»

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La parte rimanente di via Valleverde è invece sotto Palazzo Leone.

Altra domanda: che si intende per «Valleverde»?
Risposta: qui possiamo fare un’ipotesi. Secondo la mappa storica del Vandi, in quella zona siamo
nel locale di Camarda dentro le mura che comprende tutta la zona da via del Crocifisso fino
all’inizio di viale Nizza (da quelle parti si trovava la chiesa scomparsa di San Giovanni di
Camarda), inclusa la piazza della Fontana Luminosa e, appunto, via Camarda. Quindi, se parliamo
di Camarda e parliamo di Valleverde, ecco che l’ipotesi si fa più verosimile: la via di Valleverde
poteva probabilmente essere un riferimento alla località dove si trova tutt’oggi la chiesa di Santa
Maria di Valleverde, alle porte del borgo di Camarda.
La domanda/riflessione finale è: perché non pensare di ripristinare il nome di questa piccola strada?

Ringrazio la sig.ra Biancamaria Bozzari e il sig. Giovanni Carosone per le notizie riferite, da
ricordi di famiglia, sullo stato della zona della Fontana Luminosa prima della sistemazione attuale;
ringrazio il sig. Sandro Zecca per la foto odierna del chiassetto.