Montagna

L’Albergo Diruto, storia dell’incompiuta sul Gran Sasso

La storia dell'Albergo Diruto, struttura abbandonata fra le cime del Gran Sasso. Offre una vista mozzafiato: i due Corni, la Val Vomano e, in fondo, l'Adriatico.

C’era una volta (e c’è ancora), fra le cime del Gran Sasso, un albergo abbandonato: sulle carte dell’Istituto Geografico Militare la denominazione è proprio quella di Albergo Diruto.

A volerlo esattamente in quel punto, viste le difficoltà nel raggiungere la vetta del Corno Grande, l’Ingegnere Nicola Forti, reduce della Grande Guerra ed innamorato delle nostre montagne: Forti guardava all’Albergo Diruto come ad una struttura cruciale nello sviluppo di quel versante del Gran Sasso.

Una struttura che però non è mai stata completata: costruita fra il 1930 ed il 1935, durante il secondo conflitto mondiale fu saccheggiata. Il ferro rubato, divelte le finestre, danneggiato il tetto.

395 metri quadri su due piani, più sottotetto, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, in un tratto pianeggiante a quota 1900 mt sul versante Orientale del Gran Sasso d’Italia, nel territorio del Comune di Pietracamela ( Te) , ente che ne detiene la proprietà.

“Il rifugio offre uno straordinario paesaggio esterno che guarda verso il mare Adriatico, la valle del Vomano, Corno Grande e Corno Piccolo, il monte Brancastello, il monte Prena, il monte Camicia, l’Intermesoli, i monti della Laga. Offre un punto di riparo per poter accedere alla scalata delle vette dei monti elencati e la sua posizione è sempre esposta al sole ogni giorno dell’anno, in condizioni di cielo sereno”

spiega Paolo De Luca, Maestro di Sci e Accompagnatore di media Montagna

“Di ritorno da una bella giornata trascorsa in quota, considerando che nessun cartello vieta l’accesso, ho deciso di visitare l’interno del rifugio diruto il quale, purtroppo, si presenta come un simbolo abbandonato”.

Sue le splendide fotografie che Il Capoluogo vi mostra.

L'Albergo diruto dell'Arapietra: storia di una incompiuta sul Gran Sasso

Una grande incompiuta, quella dell’Albergo Diruto: non sono mancate negli anni le proposte di completamento e riutilizzo.

Negli anni 90, addirittura, vennero appaltati i lavori per il suo completamento, per la ragguardevole cifra di quasi un miliardo di lire, alla ditta Fracassi Rinaldo di Teramo.

“Quando la ditta visionò il luogo si rese conto di aver bisogno di una strada di accesso che, però, non venne concessa dalla Comunità Montana e quindi il progetto naufragò. Alla metà degli anni ’90, il geometra Di Felice seppe dalla Cassa del Mezzogiorno che il finanziamento ancora esisteva e che bisognava solo rinnovare la richiesta. Così Di Felice rifece il progetto e lo portò di nuovo alla Comunità Montana, dove però il direttore negò l’approvazione per mancanza di tempo. L’“albergo diruto” nonostante tutto resiste, a ricordarci la poca lungimiranza, la distrazione, le incompiute del territorio.” (Da Il Centro)

“L’intuizione dell’Ingegnere riguardo l’Albergo Diruto è ancora attuale” scrive Daniele Ideale Costanzo, studioso che si è laureato presso il Dipartimento di Architettura di Roma 3 con una tesi proprio sull’Albergo Diruto.

“La costruzione, accessibile sia dal Passo di Cima Alta sia tramite la cabinovia di Prati di Tivo, risulta fruibile tutot l’anno grazie alla sua posizione e alle sue dimensioni e possiede grandi potenzialità per un tipo di rifugio del ttutto ssente nella zona. Una volta recuperato e restaurato, potrebbe ospitare non tanto gil alpinisti e i rocciatori – che potrebbero continuare ad utilizzare il più alto Rifugio Franchetti – ma soprattutto escursionisti, scolaresche, corsi Cai, associazioni o altri enti che, grazie alla grande sala, potrebbero avere lo spazio necessario per lezioni, proiezioni ed altre attività”.

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