
Condono tombale per le case abusive di Ischia, purché non abusive al 100%. Nel cratere del Centro Italia invece comanda la burocrazia.
Due tragedie, stesse difficoltà nella ricostruzione, diversi trattamenti: il cratere del Centro Italia che lotta contro la burocrazia che non permettere di sanare nemmeno le piccole irregolarità, mentre su Ischia arriva il condono tombale sulle case abusive. La denuncia di Paolo Trancassini, sindaco di Leonessa e deputato di FdI: «Nel Decreto Genova c’è anche un condono tombale delle case abusive a Ischia. Non solo, il Commissario straordinario nominato per Genova potrà operare in deroga alla normativa vigente con poteri speciali, per intenderci potrà fregarsene della burocrazia, mentre quello della ricostruzione post-sisma no. Così pure Ischia avrà il suo condono tombale, mentre i 138 Comuni che cercano di ricostruire i propri paesi non possono e non potranno sanare i piccoli abusi. Disparità così marcate di trattamento nello stesso Decreto, rivelano un disinteresse vergognoso verso la ricostruzione nelle nostre Comunità. Ho presentato emendamenti che se accolti faranno giustizia. Spero che il buon senso ci faccia meritare maggior rispetto».
Il riferimento del sindaco di Leonessa è all’articolo pubblicato dal Corriere.it, nel quale si spiega: «Il governo consente di intervenire in deroga “purché le costruzioni non siano totalmente abusive” e offre pure un “contributo fino al 100%” per ricostruire. […] Il decreto attuale per Ischia, dice Legambiente, “è un condono tombale”. Lo stesso Silvio Berlusconi – scrive Gian Antonio Stella – (odiato dai grillini) non osò né nella prima sanatoria edilizia del ‘94 né in quella del 2003 andare oltre certi limiti. Quella del 2003, per dire, conteneva dei paletti dettati dal Codice dei beni culturali. Cosa fa invece il decreto del governo giallo-verde? Nell’articolo 25 spiega che “per la definizione delle istanze di cui al presente articolo”, cioè le richieste degli ischitani, “trovano esclusiva applicazione le disposizioni di cui ai Capi IV e V della legge 28 febbraio 1985, n. 47”. Traduzione di Legambiente: “Le sanatorie del 1994 e del 2003 pongono dei limiti molto più restrittivi rispetto a quella del 1985”. Sia sulle cubature sia sulla tassativa esclusione dal condono degli immobili realizzati in aree di vincolo paesaggistico o culturale. Di più: il decreto (inserito dentro quello per Genova, come le vecchie volpi dicì infilarono un grande appalto stradale in un decreto sulle arance invendute in Sicilia) spiega che “al fine di favorire il rientro nelle unità immobiliari e il ritorno alle normali condizioni di vita e di lavoro nei Comuni interessati dagli eventi sismici” gli interessati a “interventi di immediata riparazione di carattere non strutturale» possono muoversi «anche in deroga all’articolo 146 del Codice dei beni culturali e del paesaggio”. In deroga! Il tutto “purché le costruzioni non siano state interessate da interventi edilizi totalmente abusivi per i quali sono stati emessi i relativi ordini di demolizione, allegando o autocertificando quanto necessario ad assicurare il rispetto delle vigenti disposizioni”. Sperando che le autocertificazioni siano oneste…».
Nel frattempo i sindaci del cratere battono la testa contro la burocrazia.