Numero chiuso a Medicina, nessuna abolizione

17 ottobre 2018 | 10:58
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Numero chiuso a Medicina, nessuna abolizione

Le precisazioni sul numero chiuso a Medicina, Maccarone: “Nessuna abolizione, si ragiona su graduale ampliamento dei posti”.

«Durante l’ultima audizione tenutasi tra il Movimento Giovanile della Lega ed il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, – scrive in una nota Alessandro Maccarone, responsabile regionale Lega Giovani Università – si era espressamente richiesto al Ministro di disporre un graduale ampliamento dei posti per l’accesso al Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, contestualmente all’ampliamento delle borse di studio per specializzandi: solo con questa manovra sarà possibile sopperire alle carenze di personale in campo sanitario e creare un circolo virtuoso tra Università e mondo del lavoro».

«Nonostante gli sterili ruggiti emanati da qualche leone che parla di valori di destra sociale dall’alto del suo neutro civismo, – aggiunge Maccarone – è chiaro anche dalle precisazioni del Ministero e di Palazzo Chigi che prima di entrare nella prospettiva del “numero aperto” è fondamentale garantire la sostenibilità dei corsi di studio e di specializzazione. Si tratta di un obiettivo politico a medio periodo che potrà essere colto solo attraverso un processo graduale e condiviso con gli Organi competenti, che garantisca al tempo stesso il rispetto dei principi di meritocrazia e di accesso allo studio. Siamo certi che il Governo del Cambiamento saprà affrontare questa problematica con fermezza e risolutività».

«Il numero chiuso come il numero aperto – commenta intanto il Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi dell’Aquila, Maurizio Ortu – è un sistema inutile, serve programmare su un arco temporale di dieci anni il numero di medici di cui abbiamo bisogno. È inutile accogliere tutti alla Facoltà di Medicina e non avere, dopo sei anni, la possibilità di farli lavorare né di farli iscrivere alla specialistica. Si creerebbero solo delle illusioni. Bisogna prevedere di anno in anno il numero che occorre. Si può fare. Basta un tavolo tra Ministero, Regioni ed Ordini professionali. Non solo – afferma Ortu – è fondamentale aumentare o diminuire, di conseguenza, anche l’accesso ai corsi di specializzazione altrimenti rischiamo di avere migliaia di medici laureati senza lavoro. In Italia è possibile prevedere il mercato, questo sarebbe un utilizzo intelligente della selezione per l’accesso alla facoltà. Si tratta – conclude Ortu – di un discorso programmatico, non politico”».