Fratelli d’Italia sul fronte Russo

18 ottobre 2018 | 07:53
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Fratelli d’Italia sul fronte Russo

Oggi l’incontro decisivo per la scelta del candidato presidente in quota Fratelli d’Italia. Summit tra Giorgia Meloni e i vertici regionali.

Serviva una lista di tre nomi tra i quali scegliere il candidato presidente alle prossime elezioni regionali del 10 febbraio. Un “nome forte” e due comprimari da presentare al tavolo della coalizione, per quella che doveva essere poi la “scelta obbligata”. Il percorso semplice, piuttosto lineare nelle dinamiche politiche nazionali e locali, si è però complicato. La lista dei tre è prima arrivata a cinque, poi ulteriormente cresciuta. Difficile capire cosa accadrà all’incontro di oggi, ma l’esito del tavolo tra i vertici nazionali e quelli regionali per lo meno chiarirà la strategia che seguirà FdI per le prossime regionali.

La scelta, alla fine dei giochi, verrà ricondotta alla sfida tra gli esponenti politici e quelli d’area, ma esterni. Se si vuole restringere il campo, tra Etelwardo Sigismondi e Michele Russo. Il primo, espressione del territorio, quello chietino, tra i più sostanziosi a livello elettorale per il partito (insieme a Teramo, ma difficilmente Morra vorrà cimentarsi in un’altra competizione, subito dopo la sconfitta alle comunali), il secondo, fortemente voluto da Giorgia Meloni. Tra i tanti nomi inseriti, tolti e reinseriti nella famigerata lista, sembrano loro i più vicini alla nomination.

La leader di Fratelli d’Italia dovrà decidere quindi se impuntarsi sul “suo” candidato o dare voce alle istanze della politica regionale che in più di un’occasione ha fatto emergere la ferma volontà di una soluzione “politica”. Difficile capire perché i vertici nazionali, invece, una volta conquistata la possibilità di scegliere il candidato presidente, vogliano individuarlo all’esterno del partito. Certo è che le candidature “calate dall’alto” non hanno mai portato grossa fortuna agli schieramenti che se le sono viste imporre dai livelli nazionali. D’altra parte, un generale, per quanto forte, non può vincere senza esercito. E l’esercito è formato con le forze del territorio, che potrebbero affrontare la guerra senza il dovuto ardore, se non coinvolte direttamente. Forse Giorgia Meloni conta più che altro sul sostegno degli alleati, che però potrebbero avere da ridire nel sostenere un candidato che non convince nemmeno lo Stato maggiore del suo stesso partito.

Insomma, tutto può accadere nell’incontro di oggi, con l’ultima parola riservata a Giorgia Meloni. Se la leader del partito vorrà imporre la sua volontà, i vertici regionali difficilmente potranno opporsi. D’altra parte la Meloni sarebbe così chiamata a prendersi una bella responsabilità, ma è il suo “lavoro”, essendo appunto la leader del partito.

Fratelli d’Italia, il piano B.

In Sardegna FdI un candidato già ce l’ha e lo ha messo “a disposizione” della coalizione, mentre la Lega è dilaniata da problemi interni. In Abruzzo FdI non ha un candidato, almeno non uno condiviso tra livello nazionale e regionale, mentre la Lega non ha mai nascosto le sue ambizioni sul candidato presidente. La Sardegna, però, è stata assegnata alla Lega, l’Abruzzo a FdI. Il piano B, con uno scambio che conviene un po’ a tutti, è lì pronto a scattare, nel caso l’impasse risultasse insuperabile.