Addio punto nascita, Sulmona in rivolta

Punto nascita di Sulmona, il Governo dice no. Pronta la battaglia in tutto il centro Abruzzo. Ancora incompleta la rete di protezione che comprende il servizio di trasporto in emergenza neonatale (Sten) e il servizio di trasporto assistito materno (Stam)
La notizia arriva come un fulmine a ciel sereno, dopo anni di lotte contro la chiusura del punto nascita dell’ospedale Ss. Annunziata di Sulmona, che serve tutta la Valle Peligna, Subequana e l’Alto Sangro senza contare chi, dalla limitrofa provincia di Pescara, si sposta verso il presidio di Sulmona.
Un territorio ampio e orograficamente complesso, con una densità abitativa logicamente inferiore a quella delle altre aree abruzzesi, soprattutto costiere: ma estremamente importante per non penalizzare ancora di più le aree interne della regione da un punto di vista sanitario.
Il 9 ottobre è arrivato il parere negativo da parte Comitato Percorso Nascite del Ministero della Salute sul Punto Nascita di Sulmona.
A nulla sembra essere servita l’azione della Regione, che aveva costruito “apposita istanza per la deroga alla Chiusura del Punto Nascita” ricorda il consigliere regionale Maurizio Di Nicola. “Lascia davvero sbalorditi questa decisione di imporre la chiusura ritenendo che il territorio peligno non sconti particolari complessità orografiche e prima che la Regione abbia potuto completare, con l’elisoccorso, una rete di protezione che comprende il servizio di trasporto in emergenza neonatale (Sten) e il servizio di trasporto assistito materno (Stam)”.
Un macigno sulla Valle Peligna: così la CGIL sulla chiusura del Punto nascita.
“E’ assurdo ed inaccettabile che debbano essere le future mamme a recarsi in centri lontani dalle proprie abitazioni e non possa essere il servizio ad avvicinarsi a chi ne ha bisogno essendo il diritto alla salute inalienabile e di prossimità.
Il punto nascita di Sulmona è prima di tutto una questione di civiltà. Sguarnire un territorio così vasto di un presidio fondamentale sarebbe una scelta scellerata. Si apprende che il su richiamato Comitato avrebbe deliberato anche in relazione al numero di parti effettuati, ma tale criterio deve essere analizzato nella sua interezza.
Infatti, non possono essere imputati ai cittadini e agli utenti i mancati investimenti, sia in termini di personale che in termini di tecnologie, che avrebbero consentito in questi anni una inversione di tendenza dell’attrattività del reparto ed il rilancio del nosocomio Peligno”.
Nel 2016 peraltro il reparto è stato trasferito nell’ala più sicura dell’Ospedale restituendo così maggiore fiducia alle mamme in termini di sicurezza logistica e che, ad oggi, risulta essere tra i pochi presidi adeguati alle normative antisismiche.
Sconcertanti appaiono le dichiarazioni del Comitato che, nell’escludere l’Ospedale di Sulmona dalle così dette zone disagiate, afferma che “il suo bacino di utenza non dista più di un’ora dai punti nascita alternativi” e nel contempo “il disagio orografico, anche nel periodo invernale, sembra contenuto”.
Pronta la battaglia nell’area peligna: “si nega la specificità geografica, sociale e sanitaria non solo di Sulmona ma dell’intero comprensorio” affonda l’onorevole Fabrizio Di Stefano. “Occorre ora di nuovo riaprire con forza la vertenza – sostiene quindi Di Stefano- sia a livello regionale che a livello nazionale”.
Anche se purtroppo in questa vicenda tutti noi abruzzesi – conclude Di Stefano – paghiamo due dati negativi innegabili : l’assenza ormai da mesi di un governo regionale non solo autorevole e credibile, ma almeno legittimamente in carica con piene funzioni e dall’altro l’inconsistenza di coloro che oggi guidano il Ministero della Sanità e che se prima urlavono in piazza con la facilità degli oppositori, oggi che sono al governo non sanno e non possono trovare risposte serie e adeguate ai bisogni reali dell’Abruzzo”
Interviene anche la CGIL
«Riteniamo strategica e fondamentale la permanenza del Punto Nascita nel territorio della Valle Peligna anche in considerazione della qualità del servizio prestato dagli operatori sanitari. – così scrive la Fp Cgil provinciale dell’Aquila in una nota inviata al Capoluogo.it -Ricordiamo che nel 2016 il reparto è stato trasferito nell’ala più sicura dell’ospedale, restituendo così maggiore fiducia alle mamme in termini di sicurezza logistica, un sito che ad oggi risulta tra i pochi presidi adeguati alle normative antisismiche. Sconcertanti appaiono inoltre le dichiarazioni del Comitato, che nell’escludere l’ospedale di Sulmona dalle cosiddette zone disagiate afferma che “il suo bacino di utenza non dista più di un’ora dai punti nascita alternativi” e nel contempo che “il disagio orografico, anche nel periodo invernale, sembra contenuto”. Tali affermazioni evidenziano per l’ennesima volta una grave disattenzione da parte della burocrazia ministeriale rispetto alle problematiche delle aree interne, che continuano a subire un inesorabile spopolamento. Infatti l’atteggiamento riscontrato da parte del Ministero non tiene conto della funzionalità e
della necessità dei servizi di queste aree. La Fp Cgil si oppone dunque a scelte che rischiano di mettere in ginocchio un intero territorio, ed è sin da ora pronta alla mobilitazione e, se necessario, anche alla proclamazione dello sciopero. Le istituzioni e la politica
devono tornare a svolgere il loro ruolo a difesa del territorio, dei cittadini e degli operatori sanitari poiché hanno l’obbligo istituzionale di dover assicurare il diritto alla salute ad ogni cittadino senza dimenticare il contesto sociale, territoriale ed orografico in cui si vive.»