
Violenze e maltrattamenti nei confronti di una minore, eseguite due misure cautelari. Un incubo durato circa due anni, quello vissuto dalla minore costretta a subire abusi sessuali e violenze da parte dei due arrestati, madre e patrigno.
Nella mattinata di ieri personale della Squadra Mobile – III sezione reati contro la persona – ha eseguito la misura cautelare in carcere a carico di un cittadino romeno, 45enne, e la misura degli arresti domiciliari nei confronti della compagna, cittadina moldava 44enne, entrambi residenti a L’Aquila, responsabili dei reati di: violenza sessuale in concorso e continuato, maltrattamenti in famiglia in concorso, violenza privata continuata e mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice in concorso, in danno della figlia, minorenne, della donna.
I provvedimenti sono stati emessi dal GIP del Tribunale di L’Aquila, Dr. Mario Cervellino, su richiesta del Sostituto Procuratore, Dr. Guido Cocco, al temine dell’attività di indagine avviata dalla Squadra Mobile del capoluogo che ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico dei due.
Un lungo incubo durato circa due anni, quello vissuto dalla minore, all’epoca 12enne, costretta a subire abusi sessuali e violenze da parte dei due arrestati, in un degradante contesto familiare.
L’uomo ricorreva a minacce e violenze per costringere la minore a subire i rapporti sessuali e la madre sarebbe stata complice, in più occasioni, di maltrattamenti e responsabile di atteggiamenti omissivi in merito agli abusi sessuali che avvenivano in casa mentre lei era assente.
A causa di continui maltrattamenti, di frequenti e violenti litigi dei due adulti, spesso in palese stato di ubriachezza, dinanzi alle figlie minori, già nel novembre 2017, il Tribunale per i minorenni aveva sospeso la potestà genitoriale e la 12enne, insieme alla sorellina più piccola, veniva allontanata da casa ed affidata ai servizi sociali.
Proprio durante il periodo di affidamento, la vittima ha riferito, nel corso di un colloquio con la psicologa, gli abusi subiti dal patrigno, comunicati dunque al personale della Squadra Mobile.
La relazione della psicologa in ordine alle dichiarazioni della minore, la raccolta di numerose testimonianze, le operazioni tecniche operate dagli investigatori della Squadra Mobile, hanno permesso di costituire un completo quadro accusatorio, pienamente condiviso dal Pubblico Ministero, che hanno portato all’esecuzione delle misure cautelari.