Campotosto, ultimate le demolizioni

29 ottobre 2018 | 06:49
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Campotosto, ultimate le demolizioni

Ultimate le demolizioni a Campotosto dopo il terremoto del 18 gennaio del 2017: ma nelle frazioni ancora tutto da fare.

A fare il quadro della situazione è Luigi Cannavicci, sindaco di Campotosto, nel corso dell’incontro dal titolo ‘Terremoto in Centro Italia oggi – Teoria della prevenzione e intelligence ambientale’con gli esperti di Enea e Cnr, promosso dall’associazione Radici Pojane (Arp), Ecoservizigroup, ReS On Network e Hub Academy.

“Siamo stati semidistrutti dal sisma del 18 gennaio 2017. Da allora ad oggi siamo riusciti a completare gli abbattimenti. Proprio ieri abbiamo abbattuto l’ultima abitazione. A Mascioni è rimasto un muro da mettere in sicurezza dopo di che stiamo togliendo le macerie. Saremo intorno al 50% delle macerie rimosse, ma qui a Campotosto perché, nelle altre frazioni, dobbiamo iniziare. Sono tantissime e ci vorrà un po’ di tempo”.

campanile campotosto

La demolizione del campanile di Campotosto, avvenuta nello scorso marzo

Un incontro importante per accendere i riflettori su Campotosto, comune nel quale, da 500 persone, si è scesi a un centinaio, e per ricostruire la Chiesa della frazione di Poggio Cancelli.

Gli abitanti di Campotosto vivono in parte al progetto CASE all’Aquila e in parte nei moduli messi a disposizione dopo il terremoto del 2009.

“Prima abbiamo ospitato 4-5 famiglie di Amatrice poi le abbiamo destinate ai cittadini di Campotosto” spiega il sindaco.

La situazione a Poggio Cancelli, frazione di Campotosto, è decisamente grave.

“Si tratta di un terreno di liquefazione: condizione questa nota già nel 2009. Andava ricostruito in maniera diversa, a mio parere. Tuttora è stato ribadito questo nella microzonazione sismica di terzo livello. Inoltre è necessario trovare un’altra posizione ai 3-4 Sae al riparo dal rischio inondazione” del lago.

Altra nota dolente, la riapertura della Sp2 Campotosto – Montereale prima che arrivino freddo e neve: gli enti coinvolti si sono impegnati affinché la riapertura avvenga entro un mese. Un’arteria fondamentale per l’economia del posto e per impedire, ancora una volta, l’isolamento di questo pezzo d’Abruzzo al confine con il Lazio.