Regionali, ipotesi voto a primavera

31 ottobre 2018 | 16:23
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Regionali, ipotesi voto a primavera

Data delle elezioni, giallo sulla presunta richiesta di accorpamento alle europee. Lolli nega, Di Stefano conferma.

Nelle scorse settimane erano giunte al Capoluogo.it indiscrezioni su una presunta richiesta da parte della Regione Abruzzo al Ministero dell’Interno per l’accorpamento delle elezioni regionali del 10 febbraio a quelle europpe di maggio. Interpellato a riguardo, il presidente vicario Giovanni Lolli aveva seccamente smentito la notizia ai microfoni del Capoluogo.it: «Non ho mai chiesto, e non lo farò in futuro, nessun accorpamento con le europee. La data indicata dalla Regione, con l’accordo della Corte d’Appello, è e rimane qualla del 10 febbraio».

Caso chiuso, quindi, ma questa mattina Fabrizio Di Stefano, ospite del nostro Tg ha ribadito: «Forse non l’avrà firmata firmata Lolli, ma che ci sia una richiesta in tal senso da parte della Regione è evidente, basta prenderne contezza in sede ministeriale, abbiamo fatto le nostre verifiche».

Due diverse versioni, assolutamente antitetiche, che creano un vero e proprio giallo. Nella sicurezza che nessuno abbia proposto versioni volutamente distorte della stessa vicenda, un’ipotesi per spiegare le diverse posizioni potrebbe essere rappresentata da una diversa interpretazione del documento inviato per indicare la data del 10 febbraio. In quel documento, oltre all’indicazione della data delle elezioni, la Regione avrebbe anche potuto ricordare al Ministero, a cui spetta l’ultima parola, la possibilità per ragioni economiche di accorpare le due elezioni. Un passaggio che, qualora ci fosse, potrebbe essere la fonte della discorde interpretazione.

Al di là della richiesta pervenuta o meno, resta da vedere se davvero un’eventuale decisione del Ministero dell’Interno in tal senso porterebbe davvero a un risparmio.

Elezioni a febbraio o accorpamento con le europee, che cambia per le casse regionali.

Posto che le proccedure per votare due volte nell’arco di due o tre mesi costerebbero circa 8 milioni di euro in più, resta da considerare l’aggravio di spesa relativo al mantenimento del Consiglio regionale fermo fino a maggio.

Secondo un calcolo dello scorso settembre effettuato dal Capoluogo.it sulla base dei dati sulla trasparenza della Regione, ogni mese di ritardo andrebbero in fumo oltre 400mila euro per pagare un Consiglio comunale praticamente fermo. Da dal 10 febbraio a fine maggio, quando sono previste le europee, servirebbero quasi altri 4 mesi, per 400mila, sarebbero 1 milione e 600mila euro, contro gli i 6/8 milioni per una elezione in più. Un risparmio dai 4 ai 6 milioni di euro. Il “conto sommario”, quindi giustificherebbe tale scelta, anche se ci sarebbe da valutare l’aspetto “etico” di continuare a pagare “per niente” consiglieri e struttura di un Consiglio regionale che può agire solo sull’emergenza. Anche la stessa”inattività” del Consiglio, in una regione problematica come l’Abruzzo, andrebbe comunque messa sulla bilancia.

Al di là dell’esistenza o meno della richiesta di accorpamento da parte della Regione Abruzzo, il Ministero dovrà quindi valutare tutte le questioni in campo. A questo punto l’ipotesi accorpamento appare davvero remota, ma certamente ancora tecnicamente possibile. L’ultima parola, comunque, sarà del Ministero dell’Interno.