
A Campotosto il 5′ festival dei Mazzapuregli, gnometti dispettosi dal cappuccio rosso: una occasione festosa per far rivivere le tradizioni del paese anche nel post sisma
Siamo a Campotosto, dove il 4 novembre si sono celebrati – in tutta la loro originalità – i Mazzapuregli: tra macerie e transenne, rivivono le tradizioni.
Quinta edizione del festival dedicata a queste creature bizzarre e divertenti, protagoniste di un concorso di creatività ideato dalla instancabile tessitrice Assunta Perilli: ogni partecipante doveva creare un Mazzapuregliu – con la tecnica preferita, alto non meno di 15 centimetri – che poi è rimasto in esposizione per tutta la giornata di ieri.

Al più votato, in premio una sciarpa fatta dalle sapienti mani di Assunta, che con la sua Fonte della Tessitura mantiene viva la tradizione della tessitura del lino, della canapa e della lana, utilizzando un telaio antico e la sapienza ereditata dalle anziane del paese.
Ma chi è stato il Mazzapuregliu più votato? Con lo scrutinio arrivato naturalmente all’alba del giorno successivo al voto – e in esclusiva su Il Capoluogo – il vincitore è il Mazzapuregliu Ercole, opera di Giuseppina e Maria.

Una giornata di allegria e spensieratezza vissuta in piazza, tra macerie ancora presenti e transenne a far da sfondo a quello che è rimasto in piedi di Campotosto, che a quasi due anni dal terremoto resiste e prova ad andare avanti.




fotografie di Jacopo Manganaro
Nell’organizzazione del festival, infatti, sono state coinvolte tutte le attività commerciali che hanno riaperto in paese e si è mangiato in piazza, grazie alla collaborazione della Pro Loco e Nonna ‘Ina.




Un festival nato nel 2012 per rispolverare le antiche tradizioni con un concorso allegro e colorato, apparentemente frivolo: un modo per far conoscere la realtà di Campotosto ora, le difficoltà che si affrontano ogni giorno e, al tempo stesso, la forza e la resilienza sviluppata dai suoi cittadini che sono incredibilmente legati a questa magnifica terra.
Un po’ come i Mazzapuregli, che sono
“tipo gli gnometti/che quanno vie’ la notte, a li “munegli”/je vanno a fa’ paura e li dispetti”.
La definizione, azzeccatissima, è di Marazico, poeta romano con il cuore a Campotosto, che ha dedicato ai Mazzapuregli queste strofe molto divertenti
Quann’era piccoletta la mia nonna
la notte mica c’era la corente.
Avoja a prega’ Cristo e la Madonna!
Dentro a quer buio ‘n se vedeva niente,
e se quarcuno tretticava er letto
subito lei pensava allo gnometto!
E nelle notti che tirava er vento
ogni rumore era ‘no spavento.
Ogni bambino rimaneva svejo
pensanno dentro: “È ju Mazzapuregliu!”
A Campotosto, ch’è il mio bel paesello,
‘sto quattro de novembre c’è ‘na festa
e chi fa er pupazzetto che è più bello,
de stoffa, lana, legno o cartapesta,
riceverà un tessuto che con cura
Assunta col telaio avrà creato.
L’antica arte della tessitura
con grinta e con amore ha preservato,
salvando dall’oblìo e dall’estinzione
questa preziosa e bella tradizione.
Se non partecipate a ‘sto concorso
ce sta un Mazzapuregliu che stanotte
viene da piedi a letto e ve dà un morso
oppure ve dà un carico de botte!