
È stata presentata la 17esima Edizione del premio Internazionale “L’Aquila” BPER Banca intitolato a Laudomia Bonanni che si svolgerà il 22 – 23 – 24 novembre 2018. Ospite d’onore del Premio sarà il poeta cinese Yang Lian.
Ospite d’onore del Premio sarà il poeta cinese Yang Lian
Il premio si compone di tre sezioni: Sezione A opere edite. Sezione B poesia inedita riservata agli studenti. Sezione C poesia riservata ai detenuti dei Penitenziari italiani.
Per l’edizione 2018 torna la sezione dedicata alla poesia composta dai detenuti che caratterizza lo spirito del Premio di condivisione della cultura oltre ogni ostacolo.
Programma:
22 novembre ore 16.30 nella Sala Rivera di Palazzo Fibbioni, L’Aquila
Incontro – dibattito sulla figura di Laudomia Bonanni con gli autori Liliana Biondi, Carlo De Matteis e Gianfranco Giustizieri.
I tre autori hanno prodotto, nel corso di questo ultimo anno, delle opere sulla poetessa Bonanni
23 novembre ore 15 Istituto Penitenziario di Preturo, L’Aquila
Incontro con i detenuti e la loro poesia. Parteciperà anche Yang Lian.
24 novembre ore 10.30 Auditorium del Parco Cerimonia di Premiazione con l’ospite d’onore Yang Lian. Presenti i tre finalisti e saranno premiati i vincitori delle due sezioni.
“L’Aquila attraverso il Premio Bonanni conferma la sua attrattiva culturale nel campo letterario, riconosciuta sia dalla comunità locale, sia a livello nazionale, tanto che la Bper Banca”. Ha detto Raffaele Marola, presidente del Comitato Territoriale direzione Adriatica Bper Banca e il presidente del Premio – “Il premio Bonanni, insieme al Premio Strega, è uno degli unici due premi sponsorizzati dalla Bper in tutta Italia, a testimonianza dell’importanza attribuita al Premio dalla Bper Banca” – ha concluso Marola.
“È il primo anno che questo Premio si celebrerà senza Antonio Battaglia, uno dei fondatori del Premio insieme a Anna Maria Giancarli e me” – ha detto il Presidente della Giuria, l’on. Stefania Pezzopane – “È doveroso il pensiero a chi si è tanto speso per riportare l’attenzione su una poetessa aquilana, il cui messaggio di libertà è al passo con terzo millennio. L’appuntamento con gli autori consentirà di approfondire la conoscenza di questa magnifica letterata e di coinvolgere il territorio grazie alla produzione critica e letteraria ispirata a Laudomia Bonanni. Il ritorno della Sezione del carcere conferma la crescita di questo Premio, destinato a diventare uno dei simboli della cultura aquilana nel mondo” -ha concluso Pezzopane.
Notizie sul poeta Yang Lian a cura della giurata Liliana Biondi
«La mia patria è la poesia», e «La poesia è la nostra madrelingua»: queste due affermazioni del poeta di origine cinese, Yang Lian, sono il punto nodale del suo universo sapienziale e della sua poetica «cosmologica e insieme razionale». Oggi, cittadino del mondo, o meglio, come egli stesso dice, «cittadino di ogni luogo in cui mi trovo», senza mai spogliarsi della sua orientalità («Un orientale rimane un orientale anche dopo una vita vissuta in occidente»), Yang Lian nasce casualmente a Berna nel 1955, dove suo padre era diplomatico di alto rango dell’Ambasciata Cinese. Appena un anno dopo, la famiglia, travolta dalla «rivoluzione culturale» di Mao, è di nuovo in Cina, dove Yang cresce, studia arte, letteratura e lingue straniere, lavora in campagna come dètta la rivoluzione, viaggia nelle regioni periferiche del Paese. Le prime poesie nascono nel 1976, in seguito alla morte prematura della madre, anch’ella in un capo di lavoro, morte per lui dolorosa, e anno in cui muore Mao; nel 1979 comincia a pubblicarle su una rivista indipendente appena nata, «Jntian» (Oggi), portavoce dei poeti nuovi; per il potere, poeti “menglong” ossia oscuri, non rispondenti ai voleri del partito comunista cinese, che dal 1949 in poi ritiene che unico compito della letteratura sia quello di servire la politica.
La poesia di Yang, tuttavia, è intimistica ed eticamente politica: eliminare dalla poesia i termini partitici, vuoti di contenuto e di valori a favore di quelli relativi alla natura, come «pietra, terra, luna, sole, vita, morte, dolore», non significa disinteresse: tali parole, utilizzate insieme a una catena di sinonimi e di meta- fore, esprimono gli stati d’animo comuni a tutta quella umanità che vive in tempi e luoghi diversi condizioni di dolore e di morte e nello stesso tempo di denuncia e di attesa. E i suoi poemi sono lunghi, colti, di lungo respiro, e toccano storia, politica e cultu- ra: Il sole è nuovo ogni giorno e Confessione. Alle rovine dello Yuanmingyuan del 1981; Norlang (nome di una divinità tibeta- na) del 1983; Tibet del 1984,Yi (trascrizione di un pittogramma da lui inventato dove immagina un uomo che passa attraverso il sole), del 1985. E tra i volumi di prose poetiche, Il bambino in riva al mare del 1982 e Colui che passa, del 1985.
In questi anni, mentre la Cina comunista apre agli interessi e ai positivamente il dramma dell’esilio («esilio significa toccare il capitali occidentali, in particolare a quelli statunitensi, Yang Lian limite e superarlo» confessa a Renato Minore) attraverso la comincia a viaggiare oltre confine.
In Nuova Zelanda collabora poesia che lo fa sentire dovunque a casa propria. Si defini- con l’Università di Auckland quando avvengono nel 1989 i fatti sce, infatti, «poeta della Cina» e «poeta della lingua cinese»: di Tian’an Men. Essi impressionano il mondo, non Lian, il quale, una lingua, quella di Lian, che grazie alla conoscenza di altre nella poesia 1989 («anno perfettamente ordinario» – lo defini- lingue e culture occidentali, non è più il cinese classico, ma sce), li legge come «esito e prolungamento di una situazione una lingua che egli definisce «Yanglish, un misto di “Yang” che non era mai cambiata» essendo «già accaduto migliaia di ed “English”», persuaso, dalle tante culture conosciute, che è volte». Esce, nello stesso anno, la silloge Maschere e coccodrilli, la scrittura creativa a creare la lingua, essendo, la poesia, da cui traggo, come esempio, alcuni versi più eloquenti di ogni per lui, «libertà del pensiero e della parola. (…) il luogo in commento: «Il coccodrillo ti morde con lo sguardo / palpebre cui possiamo opporre la nostra resistenza etica.
Proprio per il come foderi di coltelli / nascondono denti insonni / sentieri nella potere che ha la poesia – afferma – penso che alla fine riusci- carne / premono verso lo stagno / vieni divorato dalla tua stes- rà a collegare e a unire tutti quei pensatori liberi che ci sono sa occhiata»(trad. Claudia Pozzana). E i suoi scritti lo obbligano in tutto il mondo» («Giornale di Vicenza»,13maggio 2010). all’esilio forzato. Ma, pur viaggiando da un paese all’altro nel Saggista e traduttore egli stesso di molti autori americani ed mondo (Berlino, New York, Sidney – dove insegna letteratura europei, soprattutto di Ezra Pound, che fortemente “sente” per cinese all’Università – e, nel 1994, Londra – che diventa la sua il suo immaginismo, è convinto che «tutti, a Est come a Ovest» città di residenza), seguita a comporre sempre in lingua cinese, si vive «nella ricerca e nella fascinazione dell’Altro».
Unico suo alternando, alla poesia lunga, tradizionale, quella corta, occi- poema edito in lingua italiana è Dove si ferma il mare (a cura dentale, a lui nuova. Pubblica Impersonale (1991) e Dove si di C. Pozzana, Scheiwller-Playon, 2004; e Damocle 2016). ferma il mare (1992), Cerchi concentrici (1997); Tutti quegli Un testo emblematico, dove l’io poetico si estranea da sé stes- uni (1999), Poesie di Le Valley (2001); mentre, in Italia, Einaudi so e dalla propria materialità permettendo così alla poesia di lo accoglie nell’antologia Nuovi poeti cinesi (Torino 1996; a uscire anche dai fattori di tempo e di spazio per fermare la cura di C. Pozzana e A. Russo). Nel 1999, a dieci anni dai riflessione, attraverso una «struttura rigidamente architettoni- fatti di Tian’an Men, la Cina (che egli ha ripreso a frequentare ca» e un’«organizzazione spaziale in sezioni» sul rapporto tra dal 1994 con passaporto turistico neozelandese, e che chiama poesia e lingua su un piano atemporale, che è proprio della «il mio paese straniero») acconsente alle sue pubblicazioni; e lingua cinese.
«Ed è in questa immobilità dialettica – afferma il Premio Internazionale Flaiano per la poesia lo rende noto in la curatrice – che emergono frammenti della movimentata vita Italia con la silloge tradotta in italiano Dove il mare resta calmo di Yang Lian: paesi, città, luoghi isolati dal flusso della memo- (trad. Dante Marianacci), che Lian definisce «poesia spaziale». ria e ricollocati secondo una logica compositiva che poco ha Segue, nel 2002, Il pane dell’esilio (Medusa): anche questo, della linearità occidentale». Egli stesso dichiara che «in cinese edito in traduzione italiana, raccoglie un lungo dialogo sulla la parola “mare” è il nome del dizionario enciclopedico per letteratura cinese con lo scrittore conterraneo, premio Nobel del antonomasia: il mare delle parole». Se quindi «Le mille parti 2000, Gao Xingjian. dell’enciclopedia delle onde sbattono dentro la frase»”, è evi- Candidato al Nobel nel 2002, tradotto in quasi trenta lingue, dente che solo la poesia – e nella poesia – può avere il potere annoverato tra i grandi nomi internazionali del post moderni- di fermare il mare: «la polvere del mare vola / in piedi sulle smo, pluripremiato (in Italia,oltre al Flaiano, Premio Nonino gambe dei ragni / un albero splendente è carico di esche di 2012, Premio Internazionale Capri 2014, Premio Internazionale fiori /seduce chi da millenni è sedotto / tu”.