Regionali, partita a scacchi senza mosse

La partita a scacchi per le regionali: nel centrodestra le nomine in FdI rimischiano le carte, mentre il centrosinistra aspetta Legnini.
Attesa per il tavolo nazionale che dovrà finalmente indicare, dopo un passaggio a vuoto, i termini esatti per l’individuazione del candidato alla presidenza FdI per le prossime regionali. Al momento, la rosa espressa dal tavolo regionale (Morra, Marsilio, Foschi) non sembra aver riscosso grosso successo, essendo già stata bocciata dagli alleati, a parte l’apertura della Lega all’ipotesi Foschi. «Al di là della poca esperienza dal punto di vista politico – ha confermato ai microfoni del Capoluogo.it l’onorevole Giuseppe Bellachioma, coordinatore regionale della Lega – rappresenta una figura nuova e un segno di discontinuità. È chiaro che bisognerebbe costruire una squadra forte a suo sostegno, ma potrebbe andare, anche per la sua esperienza nella Sanità, che per la Regione Abruzzo rappresenta l’80% del bilancio. Però vedo molta confusione e indecisione, e questo ci penalizza». Per quanto riguarda la posizione di Fabrizio Di Stefano, Bellachioma aggiunge: «Fabrizio sta facendo una grande lavoro con le liste civiche, che sono una componente importantissima del centrodestra, ma se si va divisi facciamo un assist al Movimento 5 Stelle, senza contare che l’eventuale candidatura di Legnini, che invoca un forte civismo anche a sinistra, è di tutto rispetto per una campagna elettorale che sarà molto dura e purtroppo non sapere ancora chi ci rappresenterà ci danneggia».
Stando alle prime direttive, il candidato dovrebbe essere all’interno della rosa, mai comunicata ufficialmente: Morra, Marsilio e Foschi. La mossa di Giorgia Meloni, che ieri ha ufficializzato il passaggio di Morra al livello nazionale, nominando coordinatore unico del partito Etelwardo Sigismondi, ha mischiato un po’ le carte. A questo punto, infatti, Morra dovrebbe essere fuori dai giochi, catapultato sul livello nazionale, e il “derby” dovrebbe essere tra Marsilio e Foschi, il primo con un posto sicuro in Senato e le perplessità degli alleati, il secondo con l’apprezzamento della Lega. La bilancia penderebbe quindi a favore di Foschi, sconosciuto a molti dirigenti dello stesso partito della Meloni, ma evidentemente ben considerato da altrettanti pezzi importati di FdI, essendo stato inserito nella rosa. Da qui a trovare la quadra definitiva, però, ce ne passa. Difficile infatti convincere Forza Italia, che aveva bocciato senz’appello tutta la rosa.
Senza una convergenza di tutto il centrodestra, la palla tornerebbe a Giorgia Meloni, che a quel punto sarebbe costretta ad agire d’imperio e a fare il nome definitivo, magari quello del coordinatore regionale, ad oggi rimasto solo Etelwardo Sigismondi. Se da un lato appare politicamente poco comprensibile una nomina a coordinatore unico per poi farlo dimettere a distanza di poco, per le regionali, dall’altro lato la mossa potrebbe agevolare l’individuazione del candidato puntando sul ruolo ricoperto. Anche perché niente vieterebbe a Sigismondi di accettare un’eventuale richiesta in tal senso, tanto più se arrivasse dai vertici nazionali. Da verificare quale dei due indirizzi abbia guidato la scelta di Giorgia Meloni, ma soprattutto è da verificare la disponibilità in tal senso dell’architetto vastese.
Sull’altro fronte, prosegue il pressing del centrosinistra e “società civile” nei confronti di Giovanni Legnini, che non ha ancora sciolto la riserva. Legnini vuole infatti essere sicuro di avere un’ampia coalizione a sostegno di una proposta di rinnovamento anche rispetto all’ultimo governo regionale. Da verificare quanto le attese nei due schieramenti siano determinate anche dallo studio delle posizioni degli avversari. Al momento, quella tra centrodestra e centrosinistra sembra una partita a scacchi nella quale nessuno vuole (o può) muovere per primo.