
Ci vediamo là a Piazza Chiarino: la nuova movida aquilana protagonista di una canzone e un video. Ma c’è molto di più: storia di una piazza conquistata e strappata al sisma
C’è una Piazza Chiarino pre sisma e una Piazza Chiarino post sisma… come tante cose nelle vite degli aquilani da dieci anni a questa parte.
Piazza Chiarino pre sisma erano delle piccole attività commerciali che vivevano principalmente di giorno: il tabaccaio, il minimarket, l’agenzia di viaggi, il meccanico, il bar. Una piazza tranquilla, dove magari andare a riprendere l’auto alla fine della serata.
E poi c’è Piazza Chiarino post sisma, il luogo diventato ben presto il centro della movida aquilana, tra pub, bistrò e ristoranti, nel mezzo dei lavori per la ricostruzione, tra gru e palazzi ridipinti di nuovo, con i sottoservizi che spesso hanno messo in forte difficoltà i commercianti e gli avventori.
Ci vediamo là (Piazza Chiarino) è la canzone scritta a quattro mani da Lorenzo Di Pasquale (Amelia) e Federico Vittorini (Lingue Sciolte) “davanti a due o più bottiglie svuotate”.
“Ci vediamo là” – scrivono gli autori su YouTube – è dedicata a Piazza Chiarino, dove ognuno è quello che è.
“Ci vediamo a Chiarino, c’è troppa gente ma non ci penso e cammino. Lo spazio è finito, non sudarmi vicino. Stiamo fino al mattino” cantano i ragazzi ripresi nel video, fra bicchieri, impalcature e tanti volti sorridenti. Video di Davide Sabatini, montaggio di Francesco Paolucci e Davide Sabatini.
L’Aquila cambia, ancor di più dopo dieci anni da quella notte: sono lontani i tempi del “ci vediamo sotto i Portici, ci vediamo al vicolo del Rex, ci vediamo alla Cit, ci vediamo a Del Vecchio“.
E quelli che sono oggi ragazzi hanno conquistato e rivendicano uno spazio dove vivere e sorridere, seppure ritagliato fra impalcature e mezzi da lavoro.
Il video sta riscuotendo molto successo sui social network e molte reazioni. Ve ne riportiamo qui una, di Rita Maccarone, che più fa riflettere su questo aspetto.
Mi rivolgo a tutti i miei coetanei, gli aquilani degli anni 70/80, quelli dei portici, quelli dei vicoli, quelli del Mythos e dello Squeak, quelli della Birreria Gran Sasso e del Tropical. Mi rivolgo a quelli che come me hanno vissuto la loro giovinezza scanzonata pre sisma e che ora sono genitori di una generazione che noi consideriamo sfortunata, i ragazzi terremotati. Vi consiglio di ascoltare questa canzone e di riflettere, nessuno di noi ha mai avuto la spinta a scrivere una canzone su quei luoghi tanto amati, che oggi raccontiamo ai nostri figli con tanta nostalgia.