Cucchi, folla e commozione alla proiezione






L’evento, organizzato da Sinistra Italiana L’Aquila in collaborazione con l’associazione Stefano Cucchi Onlus, ha portato a L’Aquila la proiezione del film “Sulla mia pelle”. Dopo la proiezione, dibattito con Eleonora Martini e Massimiliano Salce. Intervento telefonico in diretta con Ilaria Cucchi.
L’evento, organizzato da Sinistra Italiana L’Aquila in collaborazione con l’associazione Stefano Cucchi Onlus, ha portato a L’Aquila, in maniera completamente gratuita, la proiezione del film che ripercorre l’ultima settimana di vita e la morte di Stefano Cucchi, avvenuta nel reparto di Medicina Protetta dell’Ospedale “Sandro Pertini” di Roma in regime di custodia cautelare.
Eleonora Martini de Il Manifesto ha introdotto la visione di “Sulla mia pelle” insieme a Pierluigi Iannarelli, segretario del circolo aquilano di Sinistra Italiana.
Eleonora Martini e Pierluigi Iannarelli
L’introduzione è stata amara anche perché proprio di ieri era la notizia di un altro caso simile in cui la corte di Cassazione aveva annullato, senza rinvio “perché il fatto non costituisce reato”, due condanne pronunciate dai Giudici di primo e secondo grado: il caso di Riccardo Magherini.
Il film
Il film, forte e oggettivo, racconta appunto in un’ora e 39 minuti gli ultimi sette giorni di Stefano Cucchi, dall’arresto, con capo d’accusa di spaccio e detenzione, alla morte, il 22 ottobre 2009.
Diretto da Alessio Cremonini, ci restituisce senza sconti la figura del geometra romano, magistralmente interpretato da Alessandro Borghi: la sovrapposizione tra Borghi e Cucchi è talmente impressionante, sia vocalmente sia fisicamente, da non far distinguere l’audio cinematografico di testimonianza davanti al giudice da quello originale che viene riprodotto al termine del film sul nero dei titoli di coda.

Precisa e circostanziata, la pellicola ricostruisce anche al minuto la mappatura detentiva di Cucchi, dai carabinieri alla polizia penitenziaria fino al personale sanitario e volontario dell’Ospedale “Sandro Pertini”.
Al termine della proiezione, l’intero consesso formato dal pubblico intervenuto versava in un silenzio innaturale, fatto di dolore, indignazione e smarrimento.
Il dibattito
«Una reazione normale, la reazione consueta di chi assiste alla proiezione di questo film» ha esordito Eleonora Martini de Il Manifesto, riportando le persone al dibattito e ricordando che purtroppo «la Giustizia è fatta di persone, di regole ed eccezioni».
«Sulla mia pelle mette in evidenza qualcosa che ha dell’incredibile – ha commentato Pierluigi Iannarelli – ovvero il fatto che una persona in buona salute, oggi, possa morire mentre è affidata nelle mani dello Stato. Il calvario che Stefano ha attraversato per sette lunghissimi giorni è un insieme di sbagli, mancanze, superficialità, che in uno stato di diritto semplicemente non può accadere. Quello che il caso Cucchi mette in evidenza e su cui il film ragiona è quindi l’emergere di una colpa collettiva, radicata e diffusa.»
È intervenuto anche Massimiliano Salce, docente universitario per i corsi di sicurezza e criminologia, il quale, ben ribadendo come l’apparato giuridico e la struttura repressiva siano indispensabili in uno stato di diritto, ha sottolineato quanto questo film faccia sentire “danneggiata la cessione di sovranità verso l’autorità”.
Eleonora Martini e Massimiliano Salce
Infine è stato il momento di ascoltare la figura emblematica di tutta la vicenda, la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi che ha voluto comunque partecipare in collegamento telefonico.
«Stefano è morto di botte, di ingiustizia, di carcere ma soprattutto di indifferenza. In una settimana mio fratello ha avuto a che fare con 150 operatori dello Stato: nessuno di questi 150 operatori ha avuto umanità nei suoi confronti. Questo film recupera l’umanità di Stefano.»