Salvini, vieni nell’Alto Aterno

Ricostruzione, appello di Pandolfi: vogliamo che Salvini venga nell’Alto Aterno a verificare di persona la nostra condizione e il rischio che questi paesi spariscano
L’ex sindaco di Montereale Lucia Pandolfi invita il vicepremier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini nell’Alto Aterno per rendersi conto della situazione di stallo in cui versa la ricostruzione di questa parte del cratere.
Oggi l’incontro in Prefetturaal termine della seconda giornata della marcia di protesta promossa da un gruppo di donne per denunciare il blocco della ricostruzione nell’Alta Valle dell’Aterno. Dopo i 35 chilometri a piedi di ieri da Campotosto a Cagnano Amiterno, oggi una trentina di persone munite di fiaccole, in maggioranza donne, ha camminato a piedi per 17 chilometri dal comune di Pizzoli fino alla sede della prefettura, in pieno centro storico all’Aquila.
“Speriamo che il leader della Lega e vice premier Salvini possa conoscere dai media nazionali l’emergenza che stiamo vivendo e, come è abituato a fare, decida di farci visita”.
continua Pandolfi, tra le promotrici della singolare protesta insieme al sindaco di Cagnano Amiterno, Iside Di Martino. Il prefetto ha ricevuto una delegazione di 5 persone tra cui un imprenditore edile, e due consiglieri comunali di Cagnano Amiterno.
“Il prefetto Linardi è rimasto sorpreso dal fatto che neppure la cosiddetta ricostruzione ‘leggera’, cioè la riparazione delle case lievemente danneggiate dal terremoto del Centro Italia del 2016 e 2017, è partita. Quindi non sapeva che tanta gente non è rientrata nella case ma vive all’Aquila, causando problematiche molto gravi alla vita sociale e sotto l’aspetto economico. Ci ha assicurato che si intesserà molto seriamente”.
Tra le questioni messe sul tavolo, anche la doppia legislazione nel terremoto dell’Aquila del 2009e in quello del centro Italia del 2016-2017.
“Ci è dispiaciuto che la nostra iniziativa sia stata poco percepita dalla gente, questo vuol dire che c’è rassegnazione e poca fiducia nel futuro, e la cosa ci preoccupa ancora di più – conclude Pandolfi