Regionali, guerra fratricida nella caciara delle primarie

21 novembre 2018 | 07:19
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Regionali, guerra fratricida nella caciara delle primarie

Regionali, Il centrodestra predica unità ma sotto il velo dell’ipocrisia si sta giocando una guerra fratricida tutta interna ai Fratelli abruzzesi d’Italia.

Regionali, Promoveatur ut amoveatur

La promozione strategica romana di Morra ha disinnescato uno dei tre nomi della rosa (Morra, Marsilio, Foschi) presentata agli alleati della coalizione, lasciando ampio spazio al tesoriere abruzzese del Partito che ha guadagnato il posto vacante (Sigismondi, Marsilio, Foschi)

Così la guerra per la poltrona di governatore è tutta interna a Fratelli d’Italia, dove il vero scontro mortale per il futuro governatore e, di più, per il controllo del partito si sta consumando tra Sigismondi e Biondi stesso, che vede in Marsilio la sola possibilità di commissariare la Regione e di mantenere la posizione nel partito.

Regionali, La farsa delle primarie

Tutti gridano all’unità del centro destra, ma la quadra sulla candidatura del presidente è impossibile da trovare, dovendo saziare le ambizioni di troppi contendenti.

I veti dei partiti sui candidati e lo scatto in avanti di Di Stefano hanno rimischiato le carte del mazziere, così si è trovato l’escamotage, per uscire dall’empasse fratricida, della boutade delle primarie.

Primarie, non ci sono i tempi tecnici

Non ci sono i tempi tecnici per le primarie, poiché il 10 gennaio tutti i partiti dovranno presentare le liste elettorali. Le liste civiche, come noto, dovranno presentare 1500 firme a città.

Una quadratura del cerchio difficile per il centrodestra abruzzese che ha dovuto incassare la candidatura calata dall’alto dei tavoli romani, invece che frutto di un equilibrio regionale.
Dopo due mesi di battaglie politiche tutte interne ai partiti, di sgambetti e tentativi di fughe in solitaria, Fabrizio Di Stefano ha infine confermato la propria candidatura alle prossime regionali, sostenuto dalla squadra di Civiche per l’Abruzzo e al lavoro per ampliare il potenziale elettorale della proposta politica (quasi 180 i comitati civici già all’opera).

«Fabrizio è un uomo di centrodestra – ha sottolineato il coordinatore regionale di FdI, Etelwardo Sigismondi, nella conferenza stampa di lunedì 19 novembre per la presentazione delle nuove adesioni al partito – e sta facendo un ottimo lavoro di ascolto del territorio, come d’altra parte ha sempre fatto. Auspico che alla fine di questo rispettabile percorso possa riunirsi al centrodestra per una proposta unitaria. Credo che l’unità del centrodestra sia fondamentale per le prossime elezioni».

Lo stesso sindaco Biondi aveva, però, irremovibilmente confermato ai microfoni del Capoluogo, che la scelta del presidente dovesse rimanere un’opzione irrevocabile di Fratelli d’Italia.

Da parte sua, Fabrizio Di Stefano si dichiara pronto al dialogo: «Sono disposto anche a primarie con i candidati in campo o altri, perché ritengo che per vincere una partita difficile come quella delle regionali bisogna esprimere il miglior candidato possibile, espressione del territorio. Alla luce delle dichiarazioni lette sulla stampa, in cui il ventaglio attualmente sul tavolo viene completamente bocciato da Forza Italia e anche dalla Lega, almeno per quanto riguarda due proposte su tre, credo si debba ritornare a ridiscutere tutta la rosa.
D’altra parte Forza Italia ha giustamente proposto di tornare alla rosa di 11 proposte, inizialmente sul tavolo, nella quale c’era anche il sottoscritto. A questo punto faccio un ulteriore passo avanti: facciamo le primarie tra le 11 proposte della prima rosa, o almeno tra chi – tra gli 11 – se la sente di misurarsi in questo senso».

Insomma, il dialogo di facciata tra Fabrizio Di Stefano e il centrodestra è ancora tutto aperto. Il partito di FdI, d’altra parte, almeno fino al tavolo nazionale, che dovrebbe essere convocato in settimana, non sembra intenzionato a fare passi indietro rispetto alla nuova rosa dei tre contendenti attualmente sul tavolo (Sigismondi, Marsilio e Foschi).