25 novembre, mai più violenza sulle donne

Quasi 7 milioni di donne hanno subito violenza nella loro vita. 25 novembre giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
di Nando Giammarini
Le donne sono da sempre protagoniste nel dare la vita, ora più che mai orientate verso nuovi spazi e linguaggi, misurandosi con l’impegno quotidiano, il successo, il lavoro e la famiglia. Sono inoltre costrette, purtroppo, a fare i conti con il dolente e aberrante problema di abusi, violenza e femminicidi, che feriscono nel profondo dell’anima, in quelli che dovrebbero essere i luoghi di pace, serenità e armonia: le loro case.
Tante, troppe violenze sono perpetrate ai danni delle donne tra le mura domestiche da gente violenta e senza cuore , che non oso neanche chiamare uomini ma semplici bestie perchè solo così possono essere definite quelle persone che si macchiano di simili, gravissimi, reati .
Per cultura ed educazione sono tra quelli che credono fermamente nella parità uomo-donna ed al famoso detto per cui:” Le donne vanno toccate solo con un fiore”.
La violenza di genere trova spazio laddove una cultura subdola spinge una fetta di comunità a tacere e fingere che non esista mentre le povere malcapitate sono costrette a sopportare le peggiori violenze non solo fisiche ma anche psicologiche.
Una questione sociale che dovrebbe impegnare, anche socialmente e politicamente, tutti. L’ONU ci ricorda che il 25 novembre ricorre la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, trattandosi di un fenomeno che si propaga troppo velocemente, per la stragrande maggioranza dei casi, con episodi mai denunciati, e di conseguenza con un altissimo valore sommerso che non può essere indagato.
Quando parliamo di violenza contro le donne ci riferiamo ad ogni gesto di sopraffazione fondata, che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce e la coercizione o addirittura la privazione arbitraria della libertà.
Ricordiamo ad onor del vero che le varie forme di maltrattamento minano l’integrità psico- fisica delle persone. Occorre necessariamente costruire una nuova cultura ma servono modelli, leggi, maggiori finanziamenti anche per gli osservatori regionali, strumenti efficaci di monitoraggio e studio, insieme alla capacità istituzionale e associativa di saper fare rete, per scardinare omertà e paura, soprattutto quando ci si trova di fronte a situazioni di violenza nel nucleo familiare che comprendono anche figli minorenni.
Aumentare il numero delle case protette che in questi anni hanno saputo organizzare un intervento complesso che va dalla sensibilizzazione su tutti i mezzi di informazione, alle agenzie educative come le scuole, sui vari comparti delle Forze dell’ordine e sugli operatori sociali e sanitari.
Fra i testi custoditi dall’Archivio diaristico nazionale, di Pieve S. Stefano (AR), un numero rilevante racconta il dramma di molte mogli, costrette a subire la violenza dei mariti, che si affidavano alla scrittura quale gesto liberatorio.
Storicamente le donne sono state protagoniste della Resistenza, di tante lotte per la loro emancipazione e le strutture portanti del risveglio, nel 68, di una generazione confusa ed assopita, bilanciata tra dominio ed obbedienza, ostili ad una mentalità maschilista e fortemente condizionante, nella rivendicazione della proprietà del loro corpo.
Infatti per molti secoli alla donna non era permesso scegliere, vivendo per lungo tempo una condizione subalterna rispetto all’uomo che la limitava a determinati ruoli, alla riproduzione ed a condizioni di autorità molto restrittive, spesso anche con la forza. Esseri sciagurati che non conoscevano,e non conoscono, poiché nessuno gli ha insegnato, con l’adeguatezza del comportamento,il rispetto per la sacralità della vita umana.
A tutt’oggi in Italia, secondo dati Istat, i numeri della violenza sono enormi: si parla di 6.788.000 donne che hanno subito aggressioni nel corso della loro vita.
Da secoli la brutalità è una pratica deprimente, socialmente diffusa e difficile da contrastare;è presente in tutti i paesi, società e culture; riguarda sia la sfera pubblica che quella privata e non si manifesta solo a livello fisico, ma anche psicologico. Donne vittime, tanto in Europa quanto in Asia ed Africa, dove ancora oggi, viene praticata l’assurda e atroce tecnica dell’infibulazione, che consiste nella mutilazione genitale femminile,inflitta alle bambine,condannata anche dal Corano e diffusa soprattutto nella nell’Africa sub-shariana. In queste zone del pianeta, non aver subìto tale ignobile costumanza, comporta un isolamento sociale.