Locali da ballo a L’Aquila, 10 anni di torpore

8 dicembre 2018 | 17:23
Share0
Locali da ballo a L’Aquila, 10 anni di torpore

La notizia della tragedia di Ancona – in cui sei persone (di cui 5 minorenni) sono morte perché calpestate nella ressa di un fiume di gente che cercava di uscire da un locale – ci riporta prepotentemente alla situazione locale.


La notizia della tragedia di Ancona – in cui sei persone (di cui 5 minorenni) sono morte perché calpestate nella ressa di un fiume di gente che cercava di uscire da un locale – ci riporta prepotentemente alla situazione locale.

Nell’immediato post sisma a L’Aquila sono spuntati molti nuovi locali, quasi a voler esorcizzare il puzzo di muffa e di desolazione che esalava dai vicoli del centro distrutti dal sisma.

All’inizio Viale della Croce Rossa divenne una sorta di unico vialone ricreativo, che cercava di supplire alla desertificazione del cuore della città da un lato ma, dall’altro sottolineava amaramente l’autoghettizzazione della movida.

In seguito, negli ultimi anni c’è stata una vera e propria corsa ai tagli del nastro per le vie del centro e un susseguirsi di inaugurazioni e nuove aperture.

Eppure… spesso ci siamo trovati di fronte a nuove realtà inadeguate alle proposte d’intenti.

È di pochi giorni fa la notizia dell’avvio delle procedure per la ricostituzione del Silb (Sindacato Italiano Locali da Ballo) per contrastare l’abusivismo dei locali da ballo: lascia sconcertati che per 10 anni vi sia stata in tal senso una specie di anarchia.

Non possiamo fare grandi battaglie per la sicurezza dei nostri figli a scuola e poi mandarli a morire in discoteca.

Abbiamo assistito infatti paradossalmente in questi anni a una crescente deregulation per quanto riguarda la nascita e la gestione di nuovi locali.

Ne abbiamo parlato con un esercente aquilano che conosce la mappatura dei locali e la realtà aquilana e abruzzese.

«Dopo aver appreso delle ultime notizie di cronaca, sono addolorato ma non sconcertato. C’è un’imperizia generale in giro che fa paura» ha raccontato il commerciante ai microfoni de Il Capoluogo.

«Ho sentito nei vari telegiornali che una delle uscite di sicurezza era chiusa e che l’altra dava su un ponticello sovrastante un fossato (in media ogni porta di uscita da un metro e 20 cm autorizza 100 persone). Triste e insensato, ma non incredibile. Quanti locali così – o peggiori – conosciamo? Quanti ne vediamo nella nostra città o regione tutti i giorni?»

La deregulation


Una volta abrogato il comma 2 dell’art 124 del Regolamento di esecuzione del Tulps, è stato eliminato l’obbligo per i titolari dei pubblici esercizi di richiedere la licenza ex art 69 per effettuare nei loro locali spettacoli e eventi di intrattenimento, liberalizzando, di fatto ogni tipo di intrattenimento, purché la cosa abbia carattere occasionale.

«Non è più necessario ottenere licenza  di pubblica sicurezza per i piccoli trattenimenti e gli spettacoli di qualsiasi specie che si svolgono, anche temporaneamente, nei pubblici esercizi. Sempre più spesso vedo in giro locali in cui si fanno spettacoli o si balla che non rispettano né la metratura né la capienza… »

Il rispetto delle regole


I locali di spettacolo e di trattenimento in genere, impianti e centri sportivi, palestre, sia a carattere pubblico che privato, con capienza superiore a 100 persone (e fino a 200 persone) ovvero di superficie lorda in pianta al chiuso superiore a 200 mq. rientrano nelle attività a medio rischio e sono soggetti a parere preventivo più sopralluogo a campione entro 60gg.

I locali di spettacolo e di trattenimento in genere, impianti e centri sportivi, palestre, sia a carattere pubblico che privato, con capienza superiore a 200 persone ovvero di superficie lorda in pianta al chiuso superiore a 200 mq. rientrano nella categoria di attività ad alto rischio e rimangono anch’essi assoggettati a parere preventivo più sopralluogo entro 60gg.

«Non voglio e non posso giudicare ciò che è successo a Corinaldo ma si parla di più di un migliaio di persone intervenute al concerto… mi auguro che tutto fosse in regola: troppo spesso ho visto in questi anni locali minuscoli in cui confluivano troppe persone rispetto alla capienza. Questo fa gioco ai titolari degli esercizi ma è necessario vigilare.»

«Bisogna rispettare la capienza, la metratura, l’areazione e soprattutto i dispositivi e le misure di sicurezza.»

Tutti i locali di intrattenimento e spettacolo con capienza superiore a 100 persone devono avere un Certificato di prevenzione incendi. I locali devono inoltre avere regolare documentazione di previsione di impatto acustico.

Le “licenze duttili”


«Sempre più spesso mi ritrovo a constatare che i “bar” nella nostra città, i locali di pubblico esercizio, da cui ci si aspetterebbe che fossero aperti tutto il giorno, diventano invece locali di grido che aprono comodamente all’orario dell’aperitivo per poi tirare tardi con eventi, musica, dj e somministrazione di alimenti cucinati (dove? da chi? come?) che non ci si aspetterebbe di trovare in un bar. Peraltro questo fenomeno ne comporta un altro, più sgradevole, che è quello di non trovare un bar aperto la mattina per le vie del centro o di trovarne pochi.»

«Del resto, di cosa ci meravigliamo se in città esistono oasi felici di circoli privati (o sedicenti tali) che fanno circolare biglietti per serate con musica e dee jay con la scritta “omaggio donna”. I tesserati non hanno bisogno dell’omaggio, visto che dovrebbero poter entrare con la tessera. O invece questi circoli non si rivolgono solo ai tesserati?»

«Spero che la stessa, sacrosanta, solerzia impiegata nelle battaglie sulla sicurezza scolastica dei nostri figli venga impiegata in tutte le battaglie che li riguardino.»