C’era una volta Sulmona, la neve e i ricordi

Da ieri mattina la città di Ovidio si è svegliata sotto una coltre bianca, riuscendo così ad avere una atmosfera natalizia, seppure a ridosso dell’Epifania. Le immagini della città del Poeta dell’Amore negli scatti e nei ricordi dello scrittore Eraldo Guadagnoli.
Sono cresciuto in una terra che offre la vista del mare, delle colline piene di ulivi e vitigni e montagne maestose, nel solo arco di un’ora di auto.
Sono nato in una terra che ha dato i natali a uno dei più grandi poeti dell’antichità, le origini a cantanti nordamericani di fama. Sono cresciuto in una terra che ha dato filo da torcere a Roma e al suo nascente Impero.
Questa terra si chiama Abruzzo.

Ricordo con piacere tutte le volte che mio padre utilizzava l’espressione c’era una volta e mi narrava, ad esempio, il susseguirsi delle stagioni, del perché ognuna avesse un tratto distintivo e soprattutto quanto fosse importante la saggezza degli antichi, che in alcuni casi, soprattutto per noi che siamo nati dopo, avrebbe dovuto significare prevenzione.
Da ieri mattina la città di Ovidio si è svegliata sotto una coltre bianca, riuscendo così ad avere una atmosfera natalizia, seppure a ridosso dell’Epifania.

Ora, vedere la statua del sommo Poeta dell’Amore imbiancata non è inusuale di questi tempi: storicamente, a Sulmona, con una media di un anno su tre si verificano nevicate eccezionali.

Passeggiare per le vie del centro storico in mattinata e vedere poche persone è stato a dir poco deprimente.

La neve ha comunque reso un grosso servigio a Sulmona, quasi a voler mostrare l’acquedotto Svevo e Piazza Garibaldi spruzzati di bianco per la gioia dei pochi turisti intenti a scattare delle foto.

Eppure, Sulmona dovrebbe aspirare a essere un modello di città turistica, un luogo ove arte e cultura millenaria si incontrano in quel tratto di territorio, che tempo fa è stato qualificato come Centro Abruzzo.
Un centro di culture e di aggregazione, che dovrebbe rappresentare l’incrocio di idee che dalla Capitale d’Italia passano per raggiungere i lidi dannunziani; oppure dal capoluogo di regione fino a Napoli.
Non dimentichiamo che la nostra valle era una tappa di passaggio obbligato per le vie della Transumanza, che dalle nostre montagne conduceva fino al tavoliere delle Puglie nei periodi invernali.
Qualcosa però non fa decollare la città che ha dato i natali a Ovidio e questo aspetto lo lasciamo ad addetti ai
lavori più esperti.
Ciò che interessa in questa sede è ammirare quella che un tempo veniva indicata come la Siena degli Abruzzi, con la sua cinta muraria medievale, riconoscibile tuttora in alcuni punti, così come le sue trecentesche porte di accesso.
Ma agli antichi palazzi nobiliari è possibile accedere solo in parte, a causa del tragico terremoto del 2009 che, insieme al capoluogo abruzzese, ha colpito anche la città peligna: palazzi nobiliari che al massimo dello splendore avevano consentito alla città di avere la sua importanza economica, sia sotto i Longobardi, sia sotto gli Aragonesi, gli Svevi e gli Angioini.
Una importanza che è possibile rintracciare in alcuni documenti del tempo, dove Sulmona è indicata come universitas, come sede del Giustizierato e come città battente moneta propria.
Sarebbe utile far conoscere a tutti questi aspetti di memoria storica di cui la città dovrebbe andarne fiera e portarli maggiormente alla luce.

La memoria personale corre invece ai tempi in cui il Liceo Classico Ovidio era funzionante, la gente si riuniva sotto la statua del suo illustre concittadino dell’antichità e la città era in fase di espansione demografica.
Erano gli Anni Ottanta.
Non ci rimane quindi che sfogliare l’album dei ricordi, quando i nostri genitori ci dicevano che poco prima di Natale arrivava la neve, che la scuola avrebbe ripreso le lezioni dopo l’Epifania.
Poi, appena rientrati da una lunga serie di corse e giochi sotto la neve che cadeva incessante con gli amici, ci
sedevamo davanti al camino e ascoltavamo i nostri nonni con le favole.
C’era una volta…