Magistrati in manette

Giovanni Legnini nell’agenda dell’imprenditore sotto accusa per corruzione di magistrati

Brutta grana per il candidato presidente del centrosinistra abruzzese, l'ex vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura era annotato sull'agenda dell'imprenditore Dagostino, accusato di corruzione.

Arrestati due magistrati ed un ispettore di polizia grazie alle annotazioni dell’imprenditore Dagostino

Sono stati arrestati i magistrati del Tribunale di Roma Antonio Savasta e Michele Nardi, all’epoca dei fatti in servizio a Trani.  I due magistrati sono accusati di far parte di un’associazione a delinquere che intascava tangenti per pilotare le indagini tributarie e giudiziarie in favore di imprenditori.  E proprio uno di questi imprenditori, Luigi Dagostino, con la sua abitudine di tenere tutto annotato sulla propria agenda (dagli incontri ai pagamenti di tangenti e cene), ha aiutato a portare in manette i due magistrati e l’ispettore di Polizia Vincenzo Di Chiaro.

Giovanni Legnini, anche l’ex vicepresidente tra i nomi dell’agenda Dagostino

La Guardia di Finanza, durante una perquisizione a Dagostino, accusato di corruzione ed ex socio del papà di Matteo Renzi, ha sequestrato due agendine, una del 2015 e una del 2016, nelle quali ha trovato tutti i particolari sugli incontri, i viaggi, le cene e le somme di denaro destinate ai vari nomi.

«Nel corso di una perquisizione della Guardia di Finanza nei confronti di Dagostino, – scrive l’ANSA – accusato di corruzione in atti giudiziari, gli investigatori hanno sequestrato due agende, del 2015 e del 2016, nelle quali l’imprenditore aveva annotato con dovizia di particolari incontri e viaggi, cene e somme di denaro associate a nomi. “Annotazioni puntuali e metodiche” scrive il gip nelle 862 pagine dell’ordinanza, sui contatti e rapporti con il pm Savasta, con l’avvocato tranese Sfrecola, con l’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luca Lotti, con Tiziano Renzi e anche con l’allora vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini».

Legnini nell’ageda di Dagostino, il vicepresidente del Csm non sapeva della presenza di Dagostino e Savasta: “Non li conoscevo, altrimenti non sarei andato”

Della vicenda se ne era già occupato il quotidiano La Verità, con un’intervista della giornalista Ilaria Proietti a Giovanni Legnini che ha specificato:

«Sono molto arrabbiato per questa vicenda. Non solo per la mia onorabilità, ma soprattutto per il rispetto che si deve al Consiglio, la cui immagine di garanzia ed imparzialità in alcun modo può essere appannata. Ho evitato accuratamente in questi 4 anni qualunque incontro conviviale con magistrati sottoposti a procedimenti disciplinari o interessati a decisioni del Consiglio riguardanti la loro carriera. Ciò era un mio dovere perché del corretto funzionamento del Csm sono responsabile. Non permetterò a nessuno di mettere in dubbio tali principi e valori, per me imprescindibili, tanto più per una vicenda che non esito a definire kafkiana perché non saprei proprio cosa rimproverarmi. Si trattò di una cena in piedi a casa di un giornalista mio ex collaboratore, alla quale parteciparono una trentina di persone. In alcun modo sapevo della presenza né di Dagostino né del dottor Savasta. Non li conoscevo e nessuno mi aveva informato della loro presenza, altrimenti di sicuro non sarei andato. Non parlai con loro, se non per i convenevoli di presentazione. Lo stesso Savasta ha dichiarato al vostro giornale che lo salutai con freddezza.

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