Gnignini presidente e Marsilio l’abruzzese, nuovi media e vecchie strategie

A meno di due settimane alle elezioni, le strategie social dei candidati, tra Marsilio che dà prove di “abruzzesità” e l’operazione simpatia di “Gnignini”. Più “tradizionali” M5S e CasaPound.
Arrosticini e dialetto abruzzese per Marco Marsilio, per Giovanni Legnini pagine Facebook che vorrebbero apparire ironiche e dissacranti ma non riescono a nascondere l’obiettivo finale: rendere meno ingessata l’immagine del candidato e nel frattempo lasciare stoccate agli avversari politici. Sara Marcozzi e Stefano Flajani si affidano alla “tradizione”. Intanto i programmi restano vaghi e la campagna elettorale non decolla, tra vecchie strategie e nuovi media.

“Il programma elettorale del centrodestra spiegato a mio padre”, così si potrebbe intitolare il video elettorale di Marco Marsilio, centrato su riconoscibili elementi identitari: la famiglia (abruzzese), il camino acceso, il fiaschetto del vino, si suppone rigorosamente Montepulciano. E Marsilio che entra nel quadretto sapientemente composto prima in punta di piedi, bussando con dolcezza alla porta del parte, e poi a gamba tesa con un improbabile, ma ben studiato dialetto per rispondere alla “obiezione” dello stesso padre: «Ma quell dice che tu nun sci abruzzes’». All’assist paterno, Marsilio in rovesciata sfoggia un «Chesci fregate, pure tu ti ci mitt?». Sipario. L’abruzzesità è salva. E poco importa il contenuto programmatico del video, che resta piuttosto vago e inconsistente. Dopotutto, da quando le campagne elettorali si vincono coi programmi?

Dall’altro lato c’è Giovanni Gnignini, forse troppo “fresco” di Csm per azzardare uscite in dialetto, ma tanto – da questo punto di vista – non ha nulla da “dimostrare”. Entourage e simpatizzanti, però, evidentemente lo sentono troppo “distante” dal popolo, soprattutto dal popolo social: forse gattini e cani non sono bastati a dargli l’immagine di “uomo normale”, rispetto a un’autorevolezza che evidentemente sui social e in campagna elettorale rappresenta un “limite” da superare, dopo che proprio quel senso di autorevolezza aveva rilanciato le possibilità del centrosinistra di giocarsi le regionali, sebbene i sondaggi siano ancora tutt’altro che incoraggianti. E allora arrivano i post con le facce “buffe” e didascalie in dialetto. Una presa in giro al serissimo Legnini? Macché, lo scherzo è bonario, l’affondo contro gli alleati non tanto, per quanto teso all’ironia, in verità un po’ grossolana, come tutto il resto dell’operazione simpatia lanciata dalla pagina Facebook Abruzzesi per Gnignini.

Qualche timidezza nel Movimento 5 Stelle, che resta legato ai fortunati schemi di scala nazionale: riduzione degli stipendi anche per i consiglieri regionali e la sponda sui disastri dei governi precedenti, che funziona più o meno sempre, soprattutto se i governi precedenti si sono impegnati parecchio a dare motivi di critica. Unico sussulto di originalità, la serie a puntate de “La ricerca della turbina perduta”. Un tour nell’Abruzzo innevato per verificare che il dono acquistato con il taglio degli stipendi dei consiglieri a 5 stelle sia ben utilizzato. Il tour si tinge di giallo, quando la turbina non si trova e nessuno sa dare indicazioni utili al suo ritrovamento, ma il lieto fine è dietro l’angolo: la turbina è viva e lotta con noi, contro le intemperie e la neve.
Chiudiamo con CasaPound, con Stefano Flajani, che si mantiene, ça va sans dire, sul tradizionale: più poteri alle polizie locali, mutuo sociale e reddito di natalità (che sa un po’ di grillino, ma pazienza). Le agevolazioni sociali, naturalmente, solo per “italoabruzzesi” con pedigree da un tot di generazioni. Se in qualche universo paralello, per assurdo, Marco Marsilio dovesse avere bisogno di una qualche agevolazione sociale, chissà se in una regione targata CasaPound il suo dialetto sarebbe considerato utile per il punteggio di abruzzesità.