Nuovi impianti a Ovindoli, il Ministero frena

Nove piste da sci e tre nuovi impianti di risalita all’interno del Parco, il Ministero dell’Ambiente ricorda alla Regione gli obblighi di tutela ambientale.
«Il Ministero dell’Ambiente chiede lumi alla Regione Abruzzo rispondendo a strettissimo giro all’allarme lanciato da 6 associazioni sulle ruspe che potrebbero presto distruggere ettari ed ettari di preziosi habitat protetti nelle alte quote del parco del Sirente-Velino per la realizzazione di nove nuove piste e tre impianti da risalita per lo sci». Lo sottolineano le associazioni Salviamo l’Orso, LIPU, Appennino Ecosistema, Stazione Ornitologica Abruzzese, ALTURA e Gruppo naturalisti di Rosciolo, che diffondo il parere sui nuovi impianti sciistici inviato dalla Direzione generale per la protezione della natura e del mare del Ministero dell’Ambiente, che «ha infatti scritto alla regione Abruzzo, evidenziando che già nel 2011 era intervenuta presso la Regione (sul cosiddetto “protocollo Letta”) per chiarire che gli interventi infrastrutturali non possono incidere su specie ed habitat protetti a livello comunitario».
Nello stesso documento, inoltre, dallo stesso Ministero «ha sottolineato che la Commissione europea è particolarmente sensibile a possibili violazioni da parte delle regioni italiane dell’Art.6 della Direttiva “Habitat”, quello che introduce la Valutazione di Incidenza, come dimostrato dall’apertura di una procedura di pre-contenzioso PILOT. Infine, ha richiamato le perplessità delle associazioni sulla completezza degli studi allegati al progetto circa l’incidenza su specie ed habitat e la necessità di rispettare le Misure di Conservazione dei siti SIC e ZPS decise nel 2016 e nel 2017 dalla Regione stessa».
Da qui la presa di posizione delle associazioni che «insistono nel rigetto di un intervento in cui è prevista, in piena epoca di cambiamenti climatici, la totale distruzione con le ruspe di almeno 17 ettari di rarissima vegetazione d’alta quota con un impatto inequivocabile ed inaccettabile anche sugli animali che vivono in quelle aree. Per le associazioni è incredibile che 13 milioni di euro di fondi pubblici del Masterplan siano spesi per devastare un ambiente attualmente integro, rischiando pure una procedura d’infrazione comunitaria, invece di essere impiegati per bonificare alcuni dei centinaia di siti inquinati della regione oppure per migliorare la depurazione e la distribuzione dell’acqua nella Marsica».