Giovanni Legnini verso la presidenza della Commissione Vigilanza, ma c’è l’incognita M5S

Consiglio regionale, il “thriller politico” dell’elezione del presidente della Commissione Vigilanza. Incognita M5S sulla strada di Giovanni Legnini. La prima riunione convocata per il 3 aprile.
Il Presidente del Consiglio regionale Lorenzo Sospiri ha firmato i decreti di composizione delle Commissioni consiliari; in particolare, la Commissione Vigilanza, che si riunirà il prossimo 3 aprile, sarà formata dai seguenti consiglieri (tra parentesi il partito di appartenenza e il numero di voti di cui sono “portatori” in sede di commissione): Antonietta La Porta (Lega Salvini Abruzzo – voti 5), Manuele Marcovecchio (Lega Salvini Abruzzo – voti 3), Sabrina Bocchino (Lega Salvini Abruzzo – voti 2), Daniele D’Amario (Fed. Forza Italia, DC-UDC – voti 3), (Fed. “Forza Italia, DC-UDC” – voti 1), Massimo Quaglieri (Fratelli d’Italia – voti 3), Roberto Santangelo (Azione Politica – voti 1), Pietro Smargiassi (Movimento 5 Stelle – voti 3), Giorgio Fedele (Movimento 5 Stelle – voti 2), Francesco Taglieri Sclocchi (Movimento 5 Stelle – voti 2), Giovanni Legnini (Fed. “Legnini Presidente, Partito Democratico e Abruzzo in Comune” – voti 2), Americo Di Benedetto (Fed. “Legnini Presidente, Partito Democratico e Abruzzo in Comune” – voti 2), Dino Pepe (Fed. “Legnini Presidente, Partito Democratico e Abruzzo in Comune” – voti 2).
Com’è noto, la presidenza della Commissione di Vigilanza viene affidata all’opposizione, come controllo di garanzia, ma a quale opposizione? Due, infatti, sono i blocchi princiapali: quello del Movimento 5 Stelle, che può contare su 7 rappresentanti in Consiglio (e 7 voti in Commissione) e il centrosinistra, che tra tutti gli eletti delle varie liste può contare su 6 consiglieri e altrettanti voti in Commissione. La maggioranza, per prassi, non partecipa alle votazioni.
Alla vicepresidenza del Consiglio in quota opposizione è stato eletto Domenico Pettinari, del M5S, per cui il centrosinistra si aspetta di poter esprimere il presidente della Commissione di Vigilanza, nell’ottica della collaborazione tra le forze di opposizione. Il più “quotato” per il ruolo nel centrosinistra, Giovanni Legnini, ex candidato presidente della coalizione. Come detto, però, i gruppi di riferimento possono contare su 6 voti, rispetto ai 7 dei colleghi di opposizione del M5S, quindi Legnini per forza di cose dovrà passare “all’esame” del Movimento.
Per ipotizzare quale sarà la scelta del Movimento 5 Stelle – tra lasciare la presidenza della Commissione Vigilanza al centrosinistra o “vendicarsi dello scippo” di 5 anni fa, quando un voto irrituale del centrosinistra (che come maggioranza avrebbe dovuto astenersi) fu determinante per l’elezione di Mauro Febbo – è possibile basarsi solo delle dichiarazioni in Aula durante il primo Consiglio regionale, considerata la difficoltà di reperire altre informazioni a riguardo, forse per volontà del M5S di lasciare un po’ sulla “graticola” i colleghi del centrosinistra. Ad ogni modo, in sede di primo Consiglio, Sara Marcozzi ha rimarcato la distanza con i colleghi di opposizione: “Non siamo come voi, siamo corretti”, ma allo stesso tempo ha ricordato la “forza” dei numeri del M5S, che si è fatta sentire anche in sede di elezione dei segretari dell’Ufficio di Presidenza, dove sono mancati alcuni voti per Dino Pepe (Pd), comunque eletto. Era un avvertimento a non dare nulla per scontato?
Per il momento il M5S non vuole scoprire le proprie carte, anche per non dar modo al centrosinistra di preparare qualche altro “scherzo”, visto mai che il centrodestra voglia “ricambiare il favore” di 5 anni fa, intervenendo a sua volta a sostegno di Legnini. Il “thriller politico”, a questo punto, si risolverà solo al momento di girare le carte, in sede di votazione prevista per il prossimo 3 aprile, quando si conoscerà il nome del nuovo presidente della Commissione di Vigilanza, tra Giovanni Legnini o un esponente del M5S, magari Pietro Smargiassi, che porta in dote di rappresenza in Commissione il maggior numero di voti (3).