Rocca di Mezzo, dieci anni di ricostruzione fantasma

Rocca di Mezzo, a dieci anni dal sisma, fa i conti con una ricostruzione ferma al palo, almeno nel settore pubblico. Numeri tecnici e storie di vita cambiata, in attesa del prossimo governo amministrativo.
«Era buio ed era freddo. Il terremoto ci aveva buttati giù dal letto, senza capire bene come, quando, ma soprattutto perché».
«Il mio primo pensiero fu mettere al sicuro i miei figli, poi la mente volò subito a mio padre, appena dimesso dall’Ospedale dopo un intervento all’anca». Questa è la storia di Anna Rita Fabbri, responsabile del settore finanziario del Comune di Rocca di Mezzo. Racconti di paura e coraggio, che si intrecciano alla speranza di rialzarsi, raccogliere la voglia di vivere, mai sepolta sotto le macerie, e ripartire, di nuovo. Ripartire insieme ad una ricostruzione che zoppica, però, è più difficile e Rocca di Mezzo ne è la prova viva, anche se ferita, dieci anni dopo la notte del 6 aprile.
A macchia di leopardo. Così appare dall’alto l’aggregato che si staglia dalle alture del Comune montano, nonostante un Piano di Ricostruzione approvato sette anni fa. Il territorio, infatti, si presenta a due volti, nel tessuto urbano diviso a metà, tra ricostruzione pubblica e privata.
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Numeri positivi testimoniano una ricostruzione privata – prevista originariamente su 190 aggregati edilizi, per un importo totale di poco superiore a 79milioni di euro – che ha visto, negli anni, la presentazione di 43 aggregati, di cui 32 già approvati e 11 ancora nella fase istruttoria. Il piano relativo alla ricostruzione privata comprende l’intero territorio comunale di Rocca di Mezzo, con le frazioni Fonteavignone, Rovere e Terranera.



Dieci anni di ricostruzione fantasma, invece, nel settore pubblico. Cinque gli interventi che hanno ricevuto finanziamenti, ovvero: la casa di riposo, la nuova scuola, la sede comunale, l’edilizia cimiteriale comunale e le roccaforti crollate dal castello di Rovere. Una ricostruzione ferma al palo praticamente dall’inizio, in un paese rimasto, inoltre, senza guida amministrativa dal luglio 2018.
Seguendo un ordine cronologico, i fondi Giovanardi per la ristrutturazione e l’opera di miglioramento dei servizi della struttura Casa di Riposo furono finanziati nel 2011, conDecreto Commissario della Ricostruzione numero 77, per un totale poco superiore ad un milione di euro. Sempre nel 2011 furono stanziati 2 milioni e 100mila euro da destinare alla realizzazione della nuova scuola, ma, ad oggi, a distanza cioè di otto anni, non è ancora stata individuata l’area per la costruzione della nuova struttura. Non è stato, quindi, ancora avviato il bando per la progettazione.

1milione e 405mila euro sono arrivati dalla delibera CIPE n.135, nel 2012, per la ristrutturazione della sede comunale. Il cantiere, però, è ancora in fase di stallo. Nel 2013 i fondi, equivalenti a 100mila euro, per finanziare la ricostruzione delle roccaforti di un castello simbolo storico del paese di Rocca di Mezzo, in ultimo, nel 2014, risorse economiche per un valore di 400mila euro per gli interventi da attuare nell’ambito dell’edilizia cimiteriale.


Cifre diverse e diverse date d’arrivo dei finanziamenti, il risultato, però, è sempre il medesimo. Quello che evidenzia un preoccupante ritardo con i tempi di una ricostruzione pubblica bloccata e, di conseguenza, di un territorio che fa fatica a ripartire e a ricucire le crepe lasciate dal sisma, ormai vecchie di dieci anni.
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Il Capoluogo racconta Rocca di Mezzo a dieci anni dal sisma e lo fa attraverso i ricordi di Anna Rita Fabbri. «Subito dopo la scossa e le fasi iniziali di terrore e panico generale, è stato immediatamente attivato il Coc. La paura vinceva sulla calma forzata, ogni qualvolta la terra tornava a tremare. Intanto tutti cercavano di dare una mano. All’interno della palestra polivalente è stato allestito il centro di accoglienza. Prima abbiamo portato le coperte, poi le tende. Quindi i forni per scaldare il cibo».
«Il tè era la nostra medicina quotidiana, un momento di normalità, da vivere insieme, cercando di non pensare». Come se il calore della bevanda, potesse scaldare anche l’anima, turbata da un evento tragico, che aveva improvvisamente stravolto le vite di tutti. «Prezioso il contributo dei commercianti, che riaprirono subito le proprie attività per permettere, a chi ne avesse bisogno, di procurarsi i beni di prima necessità».
«Io sono tornata a casa nel giugno del 2009. La mia abitazione, infatti, non aveva subito danni particolari. A Rocca di Mezzo, però, tutto tace. Non si sentono camion o gru, non si sentono operai alle prese con i lavori di ricostruzione. La ricostruzione pubblica è ferma: i fondi ci sono ma gli interventi non partono. Probabilmente ad ostacolare il processo ricostruttivo ha contribuito anche il commissariamento del Comune, ma la speranza di tutti è quella di poter tornare alla normalità». Il Comune, infatti, è commissariato dal dicembre 2017. A maggio prossimo si tornerà a votare e a sperare che la ricostruzione possa cominciare, questa volta veramente.
(foto copertina Sara Megale)