Pierluigi Biondi: il mio terremoto, da Villa Sant’Angelo a L’Aquila
Il mio terremoto: a raccontare la sua esperienza di dieci anni fa Pierluigi Biondi, all’epoca del sisma primo cittadino sì, ma di Villa Sant’Angelo. Riflessioni e sogni a passeggio tra i cantieri del centro
Passeggiando per l’Aquila, la lunga intervista della direttrice de Il Capoluogo Roberta Galeotti al sindaco Biondi inizia da Palazzo Margherita
“Ancora non è ricostruito ma i lavori procedono e anche bene. Ci sono sorprese positive: dei rinvenimenti archeologici. Proprio per questo c’è un leggero allungamento dei tempi rispetto al cronoprogramma: ma solo per mostrare i rinvenimenti. Entro i primi mesi del 2020 potremo rimettere piede dentro alla casa del Comune”
Il 6 aprile 2009 di Pierluigi Biondi, il racconto
“Quella notte era difficile immaginare che L’Aquila potesse farcela e il territorio potesse ripartire con il passo giusto” esordisce Biondi. “È vero che 10 anni sono tanti nella vita di una persona: ma se confrontiamo l’esperienza aquilana con i terremoti precedenti (Irpinia e Friuli sono costati moltissimo anche rispetto alle dimensioni del danno su cui si è intervenuto) quello che si è fatto qui è straordinario. Io dormivo quella notte, naturalmente: avevo un fortissimo mal di testa ed ero caduto in un sonno profondo.
Sono stato svegliato più che dal movimento della terra, dal rumore della testiera del letto che sbatteva sul muro: pensavo qualcuno mi stesse muovendo il letto. Dopo poco ho realizzato cosa era successo, ma non in quei termini e nelle reali dimensioni: sono andato verso la piazza di Villa Sant’Angelo.
Mentre scendevo da San Demetrio, vedevo la nebbia su Villa e Tussillo. Dicevo: ma com’è possibile?
Continuavo a ripetermi che, tutto sommato, era stata una scossa non fortissima. Quando sono arrivato sulla via d’ingresso di Villa Sant’Angelo, ho trovato la strada sbarrata dalle macerie. Le ho scavalcate e la scena che mi si è presentata, della chiesa squarciata e della casa di fronte, ripiegata su sè stessa, sembrava una scena bellica. Ho pensato potesse essere un sogno. Le luci della piazza erano diventate gialle dalla polvere. E poi l’odore acre del gas, le urla… una strage. A Tussillo, nonostante i crolli diffusi, non ci sono state vittime. Le case rimaste in piedi sono state quelle a cui erano state apportate delle modifiche con presìdi antisismici, come le catene apposte dopo il 1703 e gli interventi dopo il terremoto della Marsica del 1915.”
Lungo via Verdi, fra il rumore dei cantieri e i camion, prosegue il racconto su Villa Sant’Angelo: le piccole attività commerciali, le scuole, gli spazi verdi.
“Decidemmo di immaginare da subito, a latere della ricostruzione del centro storico, anche capire come collocare la gente e dare un senso di comunità con aree verdi, illuminazione, parcheggi e, soprattutto, aree commerciali. Quello ha consentito al paese di ripartire”.
A Piazza del Teatro, fra la scuola De Amicis e il Teatro Comunale, la riflessione sulla ricostruzione aquilana:
“Sicuramente non è stato semplice gestire il post sisma in una realtà complessa come è L’Aquila. Fatta questa doverosa premessa, credo che sia mancata una visione, un sogno di città. Dietro a quello, c’è una città organizzata, che ha una strategia complessiva che qui non c’è stata.
Però questo abbandonarsi anche in maniera fatalista al com’era dov’era ha fatto perdere l’occasione di fare un piano di ricostruzione che riguardasse centro e periferia.
Pettino, da sempre considerato quartiere dormitorio, è stato in larga parte demolito e ricostruito: lo si poteva immaginare diversamente, con diversi servizi che potevano renderlo migliore e moderno. Avveniristico”.
Biondi, qual è il sogno per L’Aquila?
“Stiamo facendo il piano urbano della mobilità sostenibile. L’obiettivo è la pedonalizzazione del centro storico, come accade nelle grandi città. Ci sono progetti importanti di riqualificazione: dalla zona ovest (Sant’Antonio) all’ammodernamento del tunnel del megaparcheggio. Ci sono idee di città che stiamo mettendo insieme non partendo dalle sole idee dell’amministrazione, ma dal confronto con tanti soggetti, tanti giovani, così come successo per il concorso di idee sul futuro della Casa dello Studente“