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L’Aquila, posta… con piccione viaggiatore

8 aprile 2019 | 07:22
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L’Aquila, posta… con piccione viaggiatore

Quasi un mese per ricevere la “cartolina” di avvenuta ricezione di una raccomandata: la posta a L’Aquila e dintorni arriva a singhiozzo

Sono diverse le segnalazioni arrivate in queste ultime settimane alla redazione de Il Capoluogo.  Il contributo di Fulgo Graziosi ci riporta ai tempi dei piccioni viaggia

di Fulgo Graziosi

Tremila anni fa Egiziani e Persiani avevano organizzato il servizio postale con l’uso dei piccioni viaggiatori. Anticamente era il mezzo di comunicazione ad alta priorità. In definitiva era lo stesso sistema postale che
noi abbiamo ribattezzato “posta prioritaria”. Quindi, non abbiamo inventato nulla di nuovo.

L’utilizzo del piccione viaggiatore non si è limitato agli antichi tempi. Infatti, durante l’ultima “Grande Guerra” gli eserciti cominciarono a far uso dei moderni mezzi come il telegrafo e il telefono. Queste attrezzature,però,
presentavano frequenti inconvenienti. I nuovi sistemi dell’epoca erano soggetti a cattivi funzionamenti con interruzioni delle comunicazioni. Potevano essere manomessi, oppure facilmente intercettati.

Gli interventi di manutenzione e riparazione richiedevano molti giorni, per cui l’Esercito Italiano tornò a fare uso dei piccioni viaggiatori in larga misura per trasmettere, in tempo quasi reale, le notizie dal fronte alle sale operative degli strateghi più arretrate. Giova sottolineare che questi volatili possono raggiungere una velocità variabile dai 50 ai 100 Km all’ora.

Qualche ostinato ricercatore afferma che la conoscenza di questi “postini” risalga al 2000 – 3000 A.C. ed erano attentamente usati per informare i vari centri Oracolari della Sumeria, dell’antico Egitto e della Grecia.. Ciò permetteva ai Sacerdoti Oracolari di conoscere alcuni avvenimenti molto tempo prima che lo sapessero gli altri, costretti ad attendere eventuali corrieri terrestri, che potevano impiegare alcuni mesi.

L’acume, la saggezza e le prioritarie conoscenze in ogni campo degli Oracolari consentiva di rendere i loro suggerimenti dei veri e propri “Oracoli” utilissimi per coloro che li chiedevano, permettendo, in questo modo, il diffondersi delle conoscenze. Poi, sono intervenute le novità tecnologiche, che hanno sconvolto il mondo delle comunicazioni.

Comunque, i piccioni continuano ad effettuare il puntuale servizio, trasportando notevoli quantità di notizie con minuscole unità elettroniche, cariche di dati e informazioni, senza correre il rischio delle intercettazioni. La novità assoluta e insuperabile è contenuta in una vecchia barzelletta, attraverso la quale un arguto napoletano riuscì a vincere una scommessa, dimostrando, con un semplice e indicativo gesto, di poter spedire alla propria sorella una
raccomandata senza apporre l’indirizzo sulla busta.

La premessa è necessaria per poter mettere a confronto la velocità di recapito della nostra corrispondenza che, in alcuni casi, può disporre anche di sofisticati sistemi pneumatici di smistamento. Ma, così non è.

Qualche giorno fa ho letto sui quotidiani locali le lamentele di alcuni cittadini, che hanno messo a fuoco qualche anomalia e una sensibile lentezza nel recapito della corrispondenza. Recentemente ho incontrato un vecchio amico, abbastanza preciso e pignolo, che ha evidenziato l’irrazionalità nella distribuzione della corrispondenza.

Per un certo periodo non gli viene recapitata neppure una lettera e in altri ne vengono consegnate una decina, tra cui delle bollette, la cui data di pagamento è già scaduta.

Per la verità, non ho dato troppo peso agli avvenimenti, ritenendo che, a causa del terremoto, avvenuto dieci anni orsono, il servizio postale non si è ancora normalizzato.

La sorpresa più tangibile, purtroppo, è capitata proprio a me. Il 4 marco scorso ho inviato due raccomandate A.R., una a Roma e l’altra a Ivrea. La prima ha impiegato tre giorni, come si evince dall’apposizione del timbro di recapito. La seconda, invece, ha impiegato quattro giorni.

Mediamente, si può dire che abbiano camminato alla stessa velocità dei piccioni viaggiatori. Ora viene il bello. Un vero e proprio arcano che non sono riuscito a risolvere.

Gli avvisi di ricevimento, regolarmente datati e timbrati, mi sono stati recapitati giovedì 4 aprile scorso. Hanno rispettivamente impiegato ben 28 giorni quello di Roma e, paradossalmente, 27 giorni quello proveniente da Ivrea, cioè dai confini del Paese.

Non riesco a capire quale mezzo di trasporto sia stato impiegato dalle poste per restituire queste ricevute.

L’aereo è da escludere. Il treno pure, perché la “freccia rossa” è veloce quasi come l’aereo. Il trasporto su gomma è
abbastanza rapido. Resta una sola ipotesi. Forse il postino, data la delicatezza della ricevuta, ha pensato bene di portarla a piedi. I piccioni avrebbero impiegato soltanto qualche giorno.

Le tariffe postali non sono irrisorie, anzi risultano alquanto costose. Ragion per cui i servizi dovrebbero essere commisurati ai costi. Questa non è una protesta, ma una semplice segnalazione volta a razionalizzare il servizio postale.