Solidarieta'

L’Aquila, dal Giappone 99 bamboline Koboshi: il simbolo di resilienza donato dai bimbi di Iwaki ai loro coetanei abruzzesi

Dal Giappone a L'Aquila, i bambini di Iwaki donano 99 bamboline Koboshi ai loro coetanei italiani in occasione del decennale del terremoto del 6 aprile 2009

L’AQUILA – A dieci anni dal terremoto del 2009, i bimbi giapponesi di Iwaki donano ai loro coetanei aquilani 99 bamboline Koboshi, simbolo di resilienza

Per il decennale del terremoto, nei giorni scorsi, la Sede Giosuè Carducci della Scuola Media Dante Alighieri ha ricevuto un dono speciale che viene dal lontano Giappone: 99 bamboline Koboshi realizzate dai bambini di una scuola di Iwaki, nella prefettura di Fukushima, la regione devastata dallo tsunami del 2011 che provocò migliaia di vittime. Le bamboline Okiagari Koboshi ( piccoli monaci rotondi), fatte di cartapesta e dipinte in vari colori e disegni, se cadono, grazie alla loro forma, si rimettono subito in piedi.

Bamboline Koboshi, simbolo di resilienza

Proprio per la loro forma speciale, le bamboline Koboshi in Giappone sono considerate simboli di resilienza e vengono donate come portafortuna. Un messaggio di solidarietà che invita ragazzi non farsi abbattere dalle avversità della vita e della natura. La cerimonia è avvenuta alla presenza della Dirigente Antonella Conio e dei Bandierai dei Quattro Quarti che si sono esibiti all’ingresso della scuola e hanno consegnato ad Aya Asami dell’Associazione “Giappone in Abruzzo” un drappo neroverde da portare ai bambini di Iwaki insieme ai messaggi di ringraziamento letti dai ragazzi nel corso dell’evento. Tale incontro si inserisce in un progetto coordinato dalla prof.ssa Emanuela Papola che ha portato gli alunni non solo a conoscere il dramma vissuto dai loro coetanei durante lo tzunami del 2011 e il valore della solidarietà, ma anche l’importanza della prevenzione per ridurre i rischi dovuti al terremoto, grazie agli
interventi-testimonianza della Sig.ra Machiko Nagasawa e del ricercatore dell’Università Ritsumelkan di Kyoto, Hiroari Shimizu.