Zingaretti si racconta, non solo Montalbano

11 aprile 2019 | 21:44
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Zingaretti si racconta, non solo Montalbano

La carriera, la vita privata, gli amori, gli ideali: questo è Luca Zingaretti.

Una chiacchierata intima, amichevole, rigenerante, di quelle che si fanno solo tra vecchi amici che non si vedono da un po’. Basta poco: due sedie, un palco rossofuoco, tante storie, tante idee da condividere e un pubblico accogliente che riempie fino all’ultima poltrona e gradino la sala numero tre del cinema Movieplex.
“L’Aquila incontra”, la mini rassegna organizzata dalla Fondazione Carispaq in collaborazione con l’Accademia delle Belle Arti, ha regalato alla città un’ora piacevole in compagnia di Luca Zingaretti e Paolo Mieli.
E’ stato proprio il giornalista a intervistare l’attore romano, celebre interprete del Commissario Montalbano (serie televisiva che proprio quest’anno spegne venti candeline e che si è confermata leader della prima serata di Rai Uno nei giorni scorsi) che si è raccontato senza veli annullando qualsiasi distanza da una platea attenta e curiosa.
Ma Luca Zingaretti non è solo il Commissario di Vigata, ma anche un drammaturgo, un regista, un doppiatore, un uomo impegnato nel sociale, un marito e un papà innamorato.

Zingaretti e il legame con L’Aquila

“Prima del terremoto sono stato molte volte nella vostra città. Il Teatro Stabile d’Abruzzo è stato un mio punto fermo nella mia vita dedicata al teatro. Ricordo L’Aquila, le sue strade, le sue piazze. Era una sorta di salotto che ti accoglieva e che ti faceva sentire a casa”.

Montalbano è il “posto” in cui si torna tra un’esperienza professionale e l’altra. Il ricordo del primo incontro con la magica penna di Andrea Camilleri.

“Ho conosciuto Camilleri in Accademia. Ci trattava da colleghi al suo pari e mai da studenti. Questo era un onore, ma anche un onere: non ci perdonava debolezza alcuna. Il suo più grande insegnamento, che nel tempo ho fatto mio, è che non ha mai legato il valore di sé al successo che uno può avere nella vita. Il valore della tua persona lo determini tu stesso, non gli altri. La più grande caratteristica del maestro invece: la capacità di raccontare l’eccezionale del quotidiano”.

L’esordio in Montalbano

“Comperai un libro di Camilleri molto tempo prima di cominciare questa avventura. Rimasi folgorato di fronte a un personaggio meraviglioso di luci e ombre. Due anni dopo un produttore acquistò i diritti e cominciarono sei lunghi mesi di provini a cui presi parte. Ce la feci!!! Ancora adesso mi commuovo se ripenso a quel periodo: ero pazzo di gioia. Passarono altri sei mesi dedicati allo studio. Arrivò il lunedì dell’esordio. Avevo tutto in testa, ma fu un disastro perché non riuscivo a trasformare le mie idee in atti scenici. Durò per un’intera settimana, finché non mi convinsi a chiamare proprio Andrea che mi lapidò con un “buttati nell’acqua gelata e nuota”. Non è stato semplice, ma adesso dopo vent’anni posso dire che è andata esattamente come desideravo”.

La Sicilia e i messaggi vincenti

“Ho conosciuto grazie alla serie una parte di Sicilia a me ignota e dall’atmosfera anticata che restituisce atemporalità con i suoi messaggi buoni che vincono l’usura del tempo. Avete fatto caso che non vi è puntata che mostri un’auto parcheggiata oppure un passante? Tutto quello che di secondario c’è è perché vi è un preciso motivo. Tutto è possibile in una fiction come questa anche un personaggio come Catarella che è tra i più amati della serie”.

L’amore della vita: Luisa Ranieri

Ebbene sì, Luca Zingaretti racconta anche l’incontro con l’attrice che poi sarebbe diventata sua moglie e mamma delle sue bambine. “Ovviamente l’ho conosciuta su un set e l’ho corteggiata a lungo. Fin dall’inizio abbiamo cercato di tenere separate le nostre carriere, fatta eccezione per lo spettacolo The Deep Blue Sea”.
Scene da un matrimonio sotto i riflettori: Luisa Ranieri sul palco diretta dal marito Luca Zingaretti.
“Una avventura bellissima che ha aggiunto un nuovo capitolo alla nostra storia d’amore perché ci ha fatto scoprire nuovi aspetti”.

Zingaretti e i monologhi

Da quello sui 55 giorni del sequestro di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse a quello dedicato ai figli.
“55 giorni. L’Italia senza Moro”, un toccante monologo nel quale ha ripercorso i tragici momenti della prigionia dello statista, dando anche una chiara immagine della società italiana di 40 anni fa, caratterizzata da paura ma anche da un ambiente politico che non ha saputo evitare una delle tragedie che hanno segnato il Secondo Dopo Guerra. “Raccontare quei giorni mi è sembrata una cosa necessaria. Dopo 40 anni ancora non sappiamo quasi nulla di quella tragedia che ha modificato il corso della storia del nostro paese”.
Il monologo che ha commosso il paese: “Cos’è davvero un figlio?”
“C’è una domanda che non ci facciamo mai. Eppure è la domanda più importante di tutte. Cos’è un figlio? L’amore più grande, certo. Il bene più prezioso… d’accordo. Ma cosa è davvero un figlio? …. È molto più di questo: è il futuro. E non solo il suo futuro è quello di mamma e papà. È il futuro di tutti noi”. Luca Zingaretti ha commosso con un monologo molto forte che ha aperto la maratona televisiva Telethon in occasione dello scorso Natale per sostenere e finanziare la ricerca sulle malattie genetiche rare.

“L’Aquila incontra” continua…

La mini-rassegna ideata dall’aquilana Greta Salve, a dieci anni dal terremoto per discutere del rapporto tra cultura e comunicazione con i protagonisti della vita culturale, politica ed economica del nostro Paese, non finisci qui: il prossimo appuntamento è fissato il 9 giugno e vedrà protagonista Piero Angela.