Amiternum, Archeoclub e Italia Nostra si oppongono al poligono di tiro

Tiro con la pistola a poco più di 50 metri dalla recinzione dell’area archeologica. Il poligono di tiro dovrebbe essere stato costruito inoltre su terreno di uso civico. L’appello alle autorità.
Le due Associazioni hanno inviato una nota alla Soprintendenza, al ministro e a vari organi del Ministero dei Beni e delle Attività culturali, ai sindaci dell’Aquila e di Pizzoli, nonché al Commissariato regionale per gli Usi civici in merito al nuovo poligono di tiro recentemente realizzato immediatamente a ridosso dell’Anfiteatro romano di Amiternum.
Nella nota, Italia Nostra Sezione “Carlo Tobia” L’Aquila e Archeoclub d’Italia – Sede L’Aquila richiamano i preesistenti vincoli del Piano Paesistico Regionale e del Ministero Beni Culturali e infine fanno appello alle autorità a voler riconsiderare l’autorizzazione all’utilizzo -del tutto improprio- ad uso poligono di tiro del sito demaniale della dismessa cava a ridosso dell’Anfiteatro a partire dalla domanda: AMITERNUM PARCO ARCHEOLOGICO O PARCO GIOCHI?
Amiternum parco archeologico o parco giochi?
“Sono da poco passate le idi di marzo e ad Amiternum si sono aperti i giochi ludici. Si badi bene non giochi gladiatori e non nel catino dell’Anfiteatro ma giochi moderni, tiro con la pistola nel nuovo poligono a poco più di cinquanta metri dalla recinzione dell’area archeologica. Ai piedi di Colle San Mauro nella vecchia cava (che si andava pian piano rinaturalizzando) è stato spianato tutto, riportato terreno e realizzato un
poligono di tiro con annesso parcheggio per auto. Si spara persino con pistola a tiro dinamico, cioè a ripetizione, mentre i turisti dovrebbero poter seguire le visite guidate all’interno dell’Anfiteatro dove, quando si sta sottovento, sembra si senta anche l’odore della polvere da sparo e i visitatori naturalmente
abbandonano in fretta l’area.” si legge nella nota.
La ex cava
La cava oggi
I vincoli sull’area
«A cosa servono i vincoli del Piano Paesistico Regionale e quelli derivanti dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio? – proseguono le due associazioni – Il piano Paesistico Regionale vigente indica la cava come detrattore ambientale da recuperare, mentre con la realizzazione del poligono di tiro si è compromesso quello che la natura aveva riconquistato con gli anni. Sull’area vige anche un vincolo del MiBAC, come riportato nel Sistema informativo del Ministero. Si tratta del Decreto 31-07-1985 la cui declaratoria è precisa e illuminante nel definire quali valori dell’area si vogliono tutelare e testualmente recita:
– “… considerato che la incontrollata tendenza ad attività di tipo antropico quali la cava di inerti,… adiacente alle rovine di Amiternum, nonché alcuni insediamenti abitativi (di cui alcuni di carattere abusivo) iniziano a turbare l’equilibrio ambientale del complesso; ritenuta l’opportunità di garantire migliori condizioni di tutela che valgano ad impedire modificazioni dell’aspetto esteriore del territorio del complesso paesistico delle zone circostanti le rovine di Amiternum e le pendici del monte Rua che comporterebbero, nell’attuale situazione descritta dal precedente “considerato”, la irreparabile compromissione delle caratteristiche di pregio paesistico individuate; (….) sono vietati (…) modificazioni dell’assetto del territorio, nonché’ opere edilizie e lavori, fatta eccezione per i lavori di restauro, risanamento conservativo nonché per quelli che non modificano l’aspetto esteriore dei luoghi…”.
Il poligono sul terreno di uso civico
«Un’ultima ma non meno importante annotazione – concludono Italia Nostra e Archeoclub – : tutto il Colle San Mauro, pur essendo in Comune di Pizzoli, è isola amministrativa del Comune dell’Aquila e, per la precisione, tutti i terreni sono di uso civico dei naturali di San Vittorino come riportato dalla perizia dell’ing. Lorito del 1940. Quindi anche il poligono di tiro dovrebbe essere stato costruito su terreno di uso civico. Se così fosse, anche per questo motivo l’opera non avrebbe potuto essere realizzata.»
Le associazioni chiedono pertanto un efficace intervento e chiedono nella fattispecie agli organi del MiBAC di intervenire per far ripristinare lo stato dei luoghi in base ai vincoli sopra richiamati e, nell’immediato, a sospendere l’eventuale autorizzazione concessa.
Chiedono inoltre al Commissario Regionale per il riordino degli Usi Civici e al Comune dell’Aquila di provvedere,
ai sensi dell’art. 75 del R.D. n. 332/1928, la costituzione della Speciale Rappresentanza della Frazione, così come prevista dall’art. 64 del citato R.D., affinché tuteli i diritti dei cives di San Vittorino poiché, da quanto premesso, risulterebbe evidente una manifesta contestazione della natura demaniale civica del sito.
Infine Italia Nostra e Archeoclub chiedono al Commissario “di disporre provvedimento conservativo ai sensi dell’art. 74 del medesimo R.D. 332/1928, finalizzato a impedire l’abusivo utilizzo dei terreni demaniali de quo, adottando ogni necessaria misura atta ad evitare ulteriori danni sui terreni del demanio di uso civico del cives di San Vittorino e
prevenire situazioni nelle quali potrebbero ravvisarsi gli estremi del danno ambientale”.