Eccidio di Celano, la storia dei due braccianti uccisi per difendere il proprio lavoro

Nel 1950 a Celano uccisi barbaramente due braccianti agricoli, rei di voler solo difendere il proprio lavoro. Celano ricorda e omaggia il loro sacrificio
Il ricordo della storia, finita sui giornali, di due concittadini trucidati, in Piazza IV Novembre, perché colpevoli di difendere il proprio lavoro.
Non si è tirata indietro, ancora una volta, la città di Celano, nella partecipazione, forte e intensa, al ricordo dello storico eccidio di Celano. Un dolore vecchio, ma non consumato, che porta il nome di Agostino Paris e Antonio Berardicurti e che, quest’anno, nel 2019 in corso, compie 69 anni.
Eccidio di Celano, la commemorazione
Ieri, 30 aprile, presso il cimitero di Celano, alle ore 11, un corteo di istituzioni e cittadini ha deposto una corona in ricordo dei due concittadini, per condannare, per l’ennesima volta, quegli accadimenti. La lapide della tomba comune, infatti, si trova nel cimitero di Celano e vi riposano le spoglie delle due vittime.
Il sindaco di Celano, Settimio Santilli, ha ricordato lo storico eccidio anche in un post sulla sua bacheca facebook. “Il 30 APRILE 1950 rappresenta forse la più brutta pagina della nostra storia. Agostino Paris e Antonio Berardicurti, furono vigliaccamente ammazzati, perché rivendicavano, come tanti quel giorno, il diritto del lavoro. Occasioni come queste servono a ribadire, con forza, quanto sia importante la democrazia, che tutti abbiamo il dovere di difendere e tutelare, così come lo Stato di diritto e la libertà di pensiero e di manifestazione per il nostro Paese”.



Eccidio di Celano, la storia
Erano gli anni in cui il latifondo del Fucino appariva abbandonato dalla famiglia Torlonia nell’arretratezza economica e sociale. Erano altresì, gli anni del “doppio Stato”, in cui formalmente si andava verso la costituzione dello stato di diritto, ma contemporaneamente con la forza si cercava di contenere il pericolo di sommosse popolari che si andavano alimentando tra le fasce più deboli della popolazione.
Celano, sera del 30 aprile 1950. In Piazza IV Novembre si era radunato un gruppo di braccianti del Fucino. Dal primo pomeriggio all’interno del palazzo comunale si stava svolgendo la riunione della commissione di collocamento, per stabilire i turni di lavoro dei braccianti, impiegati il 2 maggio nelle terre fucensi. Riunione conclusa alle 18, senza raggiungere un accordo tra le parti interessate: il rappresentante del partito Comunista, le autorità comunali, gli esponenti del CISL e i rappresentanti delle diverse categorie sociali.
Alle ore 20 della sera molti, tra cittadini e braccianti, rimasero a discutere in Piazza IV Novembre, in attesa della pubblicazione degli elenchi con i nomi dei primi chiamati al lavoro nei campi. All’improvviso il vice sindaco Angelo Tropea chiese al maresciallo dei Carabinieri di intervenire con i suoi uomini. Senza alcun preavviso i militari aprirono il fuoco sulla folla. I contadini si gettarono a terra, nel disperato tentativo di schiavare i colpi d’arma da fuoco. Allo stesso tempo, dal lato opposto della piazza, altri colpi furono esplosi da alcuni espondenti del MSI locale e dalle guardie di Torlonia.
La sparatoria si prolungò qualche minuto. Tanto bastò per uccidere due braccianti, Agostino Paris e Antonio Berardicurti. Entrambi lasciarono moglie e figli, in tenera età. L’eccidio vide gli accusati prosciolti nella fase istruttoria delle indagini. I colpevoli restarono ignori e impuniti.


