Abolizione Province, lettera aperta al Presidente della Repubblica

Lettera aperta al Presidente della Repubblica su Costituzione, Referendum, Province e loro abolizione. A cura di Fulgo Graziosi.
Illustre Presidente,
vorrei sgombrare l’animo da qualsiasi dubbio possibile. Non intendo polemizzare con nessuno, anche perché non ne vale la pena. Vorrei rivolgermi, però, al Capo dello Stato, al Garante del popolo italiano, all’Uomo di Legge, che ho sempre seguito e ammirato, maggiormente per la serenità di giudizio.
Avevo deciso di ignorare le evanescenti azioni politico sociali di questo Paese, ma i colossali svarioni divulgati dai politici che abbiamo eletto, non mi irrita, mi costringe a cercare di rettificare alcune scomposte affermazioni, recenti e meno recenti. Non sarebbe sbagliato se gli attuali governanti facessero meno uso dei social, riconducendo discorsi e confronti nelle sedi parlamentari deputate a questo genere di discussioni.
Non è possibile, e non dovrebbe neppure essere consentito, che un rappresentante di governo affronti un argomento di particolare delicatezza in diretta televisiva. Subito dopo un altro neghi l’esattezza e la veridicità delle tesi esposte dal primo.
Infine, il terzo, nella fattispecie il Presidente del Consiglio, venga chiamato in causa per cercare di mettere delle pezze a colori agli strappi altrui, senza la certezza dell’esito positivo.
Sarebbe quanto mai opportuno richiamare all’ordine i parlamentari al rispetto delle regole, delle norme e, soprattutto, dell’etica. Questa manifestazione di eccessiva litigiosità non giova né all’immagine del Paese e neppure ai fini del conseguimento di risultati soddisfacenti e positivi.
Le dichiarazioni ufficiali, sull’attività del Governo, dovrebbero uscire, solo ed unicamente, dalla Presidenza del Consiglio e non dai singoli parlamentari, o dagli “untori” della politica italiana, se così si può definire. Qualcuno, recentemente, in televisione ha affermato che le Province andranno abolite in maniera assoluta, perché non si sono mai occupate delle Scuole e della viabilità.
Inoltre, ha aggiunto che le Province sono esclusivamente produttrici di comodi “poltronifici”. Bene.
Questo signore avrebbe bisogno della frequentare un corso formativo di Diritto Costituzionale, Pubblico e Privato, per poter disquisire correttamente delle Province, quali Istituzioni nate con la Costituzione e non inventate da sprovveduti parlamentari.
Qualcuno, mettendosi sotto i piedi la Costituzione, aveva tentato di sopprimere, per asfissia, le Province, togliendo alle stesse le risorse economiche e finanziarie per determinarne una morte naturale, senza ricorrere, come la norma prevede, alla preventiva variazione della stessa Costituzione.
Non solo.
Con il provvedimento adottato ha consentito l’esodo del personale presso le altre Istituzioni Locali, statali e presso gli Enti assistenziali.
Il nostro parlamentare, a questo punto, dovrebbe spiegarle quale economia è stata conseguita, quando si è trattato solamente di trasferimento delle risorse umane da un Ente all’altro, mantenendo tutti i benefici economici e, in taluni casi, determinando un incremento della spesa.
Qualcuno si accorse del madornale errore e tentò di riparare, abbinando all’ultimo referendum per la riforma della Costituzione anche l’abolizione delle Province.
Il “popolo” ha espresso, con eclatante maggioranza, la volontà di non riformare la Costituzione e di “non abolire” le Province.
Forse, non tutti i parlamentari conoscono l’incidenza dei costi degli Enti Locali nella spesa pubblica. Eppure, quando si cominciò a parlare dell’abolizione delle Province, fu reso noto un approfondito studio statale, che fornì i seguenti dati: spesa delle 20 Regioni 72%, spesa delle 110 Province 4,5% e spesa degli 8.800 Comuni 23,5%.
Il signor parlamentare le dovrebbe spiegare dove nascono i “poltronifici”, nei centri di spesa ricchi o in quelli poveri? Questo signore afferma sempre che la volontà del popolo vuole l’approvazione di provvedimenti di legge poco oculati e defenestrare colleghi politici scomodi.
Ma perché vuole ignorare la volontà espressa dal popolo italiano in merito alla validità della nostra Costituzione e al mantenimento integrale delle Province? Gli italiani hanno respinto con larga maggioranza le proposte referendarie e, perciò, le stesse appaiono intoccabili.
Vanno aboliti gli illeciti privilegi, le doppie o le triple pensioni, i premi di produttività alla dirigenza statale e locale a cui, il più delle volte, vengono assegnati premi superiori ai lauti stipendi. Si faccia spiegare, caro Presidente, quali obiettivi vengono raggiunti dalla dirigenza statale, le cui competenze si muovono soltanto all’interno dei programmi degli Enti di appartenenza.
Infatti, nell’approvazione dei conti consuntivi, non si è mai riscontrata l’evidenza di una possibile economia di spesa in qualsiasi capitolo. Tanto è vero che tutte le Amministrazioni presentano debiti dentro e fuori bilancio. Lei, che ne ha il potere, si faccia spiegare dai nostri governanti in quale stato versa l’edilizia scolastica, specie sotto il profilo della sicurezza, e com’è ridotto lo stato di conservazione e fruibilità del patrimonio stradale provinciale, fino a qualche tempo “fa fiore all’occhiello” del Ministero dei Lavori Pubblici.
Credo che questa nota non verrà mai sottoposta alla sua cortese attenzione, ma se i Prefetti, che sicuramente leggeranno la stessa, la trasmetteranno alla sua segreteria, qualche utile azione a vantaggio della popolazione italiana potrà essere posta in essere.
Con la stima e la deferenza di sempre, in attesa di un suo cortese intervento, mi è gradita l’occasione per
porgerle i miei più distinti saluti.