20 maggio, L’Aquila festeggia San Bernardino

20 maggio 1444: muore a L’Aquila San Bernardino da Siena.La poesia in latino, tradotta dal Prof. Soraci, che rievoca la storia del Santo patrono dell’Aquila
Uno dei patroni della città, viene ricordato e onorato in questi giorni: ieri l’apertura dell’urna del Santo.

(In foto, il Mausoleo di San Bernardino dopo il restauro, nell’immagine del Segretariato Regionale dell’Abruzzo)
di Fulgo Graziosi
Ogni tanto bisognerebbe ringraziare i nostri illustri collaboratori che, attraverso minuziose ricerche, riescono a riscoprire preziose pagine degli uomini che hanno scritto pagine di storia, racconti e poesie, volte a rappresentare la bellezza della città e del territorio aquilano.
Il prof. Giuseppe Soraci, noto latinista, ha saputo regalarci preziosi lavori e testimonianze antiche che il nostro giornale ha pubblicato con piacere, raccogliendo positivi apprezzamenti da parte dei nostri lettori.
Don Giuseppe Equizi era una figura ben nota in città.Carattere mite, tranquillo e sorridente. Personalmente lo incontravo un paio di volte al giorno, perché Don Giuseppe abitava dopo le “Casermette”, andando verso il Cermone, ed io abitavo in via Roma. Ricordo che passava con la tonaca quasi sempre impolverata, dal momento che alcune strade non erano state ancora asfaltate.
Associavo la figura di Don Giuseppe a quella di Don Abbondio per via delle falde del cappello rese irregolari dalle continue manate di assestamento, specialmente in quelle giornate caratterizzate da vorticose folate di vento.
di Giuseppe Soraci
Devo un sentito, benché tardivo, ringraziamento alla dott. Paola Poli, Direttrice dell’Archivio Diocesano dell’Aquila, che – anni or sono – ha rintracciato per me il testo di questo inno latino a San Bernardino da Siena, composto nel 1944 da Mons. Giuseppe Equizi, Vicario Generale Arcivescovile e raffinato cultore di poesia e prosa. Da ragazzo avevo sentito o letto questo carme, e ne avevo avvincente memoria, in qualche punto peraltro lacunosa, che non ero in grado di ripristinare, dato che il testo non era diffuso né figurava stampato.
Sono dunque lieto di poterlo presentare per la festività annuale del Santo nel decennale del terribile sisma del 2009. Dopo una visione panoramica della conca aquilana, viene rievocata la scelta del Santo di voler chiudere il suo cammino terreno nella nostra città, la sua ascesa al cielo, la devozione inalterata di tutto il popolo attraverso i secoli, e nella chiusa il palpitante anelito di pace e serenità dopo tante sventure e dolori. Nel foglio ritrovato compare anche una traduzione italiana dell’autore stesso, ma ho preferito rielaborarne una nuova, più attuale e che al contempo riecheggia le movenze del metro latino.