L’Aquila Calcio, il tribunale certifica il fallimento

5 giugno 2019 | 10:21
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L’Aquila Calcio, il tribunale certifica il fallimento

Fallimento sportivo e ora giudiziario per l’ex L’Aquila Calcio. Ieri la sentenza del Tribunale.

Si tratta della vecchia gestione, che nulla ha a che fare con quella attuale, riconducibile all’ex numero uno societario Corrado Chiodi e ai soci di allora.

Il collegio, come riporta Il Centro, ha accolto l’istanza presentata da Ognivia company International Spa, David Miani, ex amministratore unico, Berardino Turilli, consulente del lavoro, e dagli ex calcioatori: Alessandro Farroni, Alessandro Steri, Alessio Ruci, Alfonso Pepe, Andrea De Iulis, Chinaecherem Ibe, Claudio Cafiero, Ettore Padovani, Giorgio La Vista, Leonardo Brenci, Lorenzo Ranelli, Maurizio Peluso, Michele Boldrini, Niccolò Pupeschi e Nicolas Zane.

Sentenza di fallimento L’Aquila Calcio, i dettagli

Il Tribunale ha dichiarato lo stato di decozione della società, che non è stata cancellata dal registro delle imprese da oltre un anno, ricorrendo la sussitenza di debiti scaduti e non pagati superiori a 30mila euro. Il credito vantato dai ricorrenti, infatti – precisa nell’articolo del Centro Enrico Nardecchia – ammonta complessivamente a 219.587,17 euro. La società resistente non ha contestato nessuno dei crediti posti a fondamento delle svariate istanze di fallimento proposte. Si è limitata a dedurre di aver proposto istanza di concordato preventivo in bianco. Ipotesi dichiarata inammissibile proprio nella giornata di ieri, attraverso decreto.

Secondo quanto si legge nella sentenza l’incapacità della società di far fronte alle proprie obbligazioni è desumibile da diversi elementi: «omesso deposito dei bilanci successivi al 2016, perdurante inadempimento della società resistente dai crediti vantati dai ricorrenti; inattività della società resistente, riconosciuta nell’istanza di concordato in bianco; conseguente incapacità da parte della stessa società di produrre utili che permettessero il pagamento, in tempi brevi, dell’ammontare dei debiti scaduti; elevato ammontare dei debiti tributari inadempiuti».

La strada del concordato in bianco cercata dalla vecchia società, quantificando il passivo in 2,289 milioni e l’attivo patrimoniale in 2,144 milioni. Per il Tribunale: «Pur volendo ritenere, per mera ipotesi, che l’intero attivo sia di immediata liquidazione, detto attivo non sarebbe in ogni caso sufficiente a ripianare l’ingente esposizione debitoria gravante sulla scoietà esistente».

Il Tribunale ha nominato giudice delegato Stefano Iannaccone e curatore Andrea Mantini e ha ordinato alla società di depositare, entro tre giorni, bilanci, scritture contabili e fiscali, elenco dei creditori incluso, la cui adunanza è fissata per il 16 settembre. Non è escluso che, nonostante il fallimento non investa personalmente i soci, possano emergere responsabilità penali a carico di soci stessi, ex soci e amminsitratori.